Ispirato da Srila Shyam Das Baba
IN OCCASIONE DELLA DIVINA APPARIZIONE DI ŚRĪLA BHAKTI VICĀRA YĀYĀVARA GOSVĀMĪ MAHĀRĀJA
DI ŚRĪ ŚRĪMAD BHAKTI VIJÑĀNA BHĀRATĪ GOSVĀMĪ MAHĀRĀJA
Oggi, 29 aprile 2025, ricorre il giorno della divina apparizione di Śrī Śrīmad Bhakti Vicāra Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja, un caro discepolo di Śrīla Bhaktisiddhānta Sarasvatī Ṭhākura Prabhupāda. Di seguito, in onore a questo tithi, pubblichiamo un estratto delle sue glorie da 'I miei amati maestri' di Śrī Śrīmad Bhakti Vijñāna Bhāratī Gosvāmī Mahārāja.
ACCETTARE IL RIFUGIO DI ŚRĪLA PRABHUPĀDA
Sebbene gli antenati di Śrī Śrīmad Bhakti Vicāra Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja fossero originari dell'Orissa, lui nacque a Durmuth, nel distretto di Medinpura, del Bengala occidentale. Śrīla Mahārāja, allora conosciuto come Śrī Sarveśvara Paṇḍā, era ancora molto giovane quando incontrò Śrī Śrīmad Bhakti Prasūna Bodhāyana Gosvāmī Mahārāja, un discepolo di Śrīla Prabhupāda Bhaktisiddhānta Sarasvatī Ṭhākura, a Jagannātha Purī. Dopo aver ascoltato gli insegnamenti e le glorie di Śrīla Prabhupāda attraverso Śrīla Bodhāyana Gosvāmī Mahārāja, Śrī Sarveśvara Paṇḍā si rifugiò ai piedi di loto di Śrīla Prabhupāda alla Śrī Puruṣottama Maṭha di Jagannātha Purī, e gli fu dato il nome Śrī Sarveśvara Brahmacārī dopo aver ricevuto l'iniziazione.
LA PREVISIONE DELL'ASTROLOGO
Una volta, un famoso e rispettabile astrologo lesse i palmi delle mani di Śrī Sarveśvara Brahmacārī e di un altro famoso brahmacārī. Alla fine della lettura, l'astrologo disse loro con sicurezza: “Entrambi vi sposerete ed entrerete nella vita familiare. È certo; non c'è via d'uscita.”
Sebbene Srī Sarveśvara Brahmacārī fosse piuttosto giovane, Śrīla Prabhupāda voleva dargli sannyāsa grazie alla sua esperienza nel kīrtana e alla sua vasta conoscenza del Gauḍīya Vaiṣṇava siddhānta. Ma a causa della previsione dell'astrologo, Śrī Sarveśvara Brahmacārī era riluttante ad accettare il sannyāsa, temendo che il desiderio di sposarsi potesse essere latente dentro di lui. Percependo la riluttanza di Śrī Sarveśvara Brahmacārī, Śrīla Prabhupāda gli disse: “Sannyāsa significa arrendersi completamente ai piedi di loto di Śrī Kṛṣṇa. Perché hai paura di prendere rifugio in abhaya-caraṇāravinda Śrī Kṛṣṇa, i cui piedi di loto conferiscono coraggio?”
Śrī Sarveśvara Brahmacārī ricevette il sannyāsa nel 1936 e fu l'ultimo discepolo sannyāsi di Śrīla Prabhupāda. Gli fu dato il nome Śrīmad Bhakti Vicāra Yāyāvara Mahārāja.
L'altro brahmacārī coinvolto nella previsione dell'astrologo, alla fine si sposò, ma Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja non si sposò mai. Qualche tempo dopo, quando l'astrologo incontrò di nuovo Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja e guardò nuovamente il palmo della sua mano, disse: “Non so cosa dire. Le linee della tua mano sono cambiate e con loro il tuo destino. Ho sentito dai Vaiṣṇava, “kṛṣṇa bhakta ĵadi haya balavān, vidhira kalama kāṭi kare khāna khāna - se un devoto di Śrī Kṛṣṇa è molto potente, può facilmente fare a pezzi quello che è scritto nel suo destino.” Prima non avevo molta fiducia in questa affermazione, ma ora vedo davanti a me le prove della sua veridicità. La bhakti può davvero cambiare il destino di una persona.”
NON ESSERE IMPAZIENTE DI LODARE QUALCUNO, POTREBBE GONFIARSI E CADERE GIÙ
Śrīla Yāyāvara Gosvāṃī Mahārāja era un dūra-darśī: era in grado di vedere chiaramente tutti gli eventi futuri. Ci fu un passatempo in questo senso: nel 1960, il mio Guru Mahārāja, Śrī Śrīmad Bhakti Dayita Mādhava Gosvāmī Mahārāja, organizzò un festival presso la nostra Śrī Caitanya Gauḍīya Maṭha a Vṛndāvana per celebrare l'installazione delle divinità Śrī Gaurāṅga Mahāprabhu e Śrī Śrī Rādha-Govinda, a cui aveva invitato quasi tutti i suoi confratelli, tra cui Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja.
Poiché fu un raduno molto grande, non c'era un unico luogo grande abbastanza per fornire residenza e prasāda a tutti i Vaiṣṇava presenti. Furono così prenotati vari dharmasālā e furono presi accordi in modo tale che i Vaiṣṇava sarebbero stati in grado di onorare il prasāda nelle loro rispettive sistemazioni.
Durante il festival, un giovanissimo devoto, che aveva accettato sannyāsa solo di recente, parlò l’hari-kathā. Essendo abbastanza istruito e accademico, tenne la sua conferenza parlando un inglese fluente e citando molti versi degli śāstra. Tutti furono impressionati di ascoltare una lezione così ben presentata.
Il giorno seguente, onorando prasāda, Śrī Śrīmad Bhakti Vikāśa Hṛṣīkeśa Gosvāmī Mahārāja, un discepolo sannyāsī di Śrīla Prabhupāda, iniziò a glorificare il giovane sannyāsī che aveva parlato il giorno precedente. Anche Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja e Śrīpāda Kṛṣṇa-keśava Brahmacārī erano presenti nella stanza. Poiché ero responsabile di fornire e servire loro prasāda, anch’io ero là.
Sentendo questo elogio, Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja immediatamente interruppe Śrīla Hṛśīkeśa Gosvāmī Mahārāja dicendo ad alta voce: “Non c'è bisogno di glorificare questo giovane sannyāsī in questo momento. Anche se ha sicuramente parlato bene l’harikathā, essendo un nuovo devoto chi può dire quanto ha realizzato nel suo cuore di ciò che ha detto? Parlare è una cosa, ma quanto è fisso su questa strada? Ha ancora molto tempo nella sua vita. Lascialo prima vivere e crescere in questo mondo Vaiṣṇava prima di glorificarlo.
“Esiste un proverbio bengali: morile ĵadi urale chāi tabe satīra guṇa gāi. Significa che è improprio considerare casta una donna fino a quando non ha vissuto castamente tutta la sua vita, fino a quando il suo corpo è stato cremato e le sue ceneri sono svanite nell'aria. Allora e solo allora può essere considerata casta. Allo stesso modo, a meno che una persona non abbia mostrato un comportamento e un'etichetta adeguati per tutta la vita, non è intelligente glorificarlo per qualsiasi qualità possa avere, come la capacità di parlare bene. Anche gli studiosi mondani possono parlare bene, ma noi generalmente vediamo che non hanno fede in Śrī Hari, guru o Vaiṣṇava. Perciò, tutte le qualità che tali persone possono possedere sono solo materiali.”
Prima di questo episodio, avevo conosciuto Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja essere immensamente mite di natura. Era sempre semplice e diretto, e diceva qualunque cosa sentisse.
Nel 1962 durante il Kumbha Melā ad Haridvāra, si scoprì che il giovane sannyāsī non era così fisso sul sentiero della bhakti. Lì si associò intimamente con le donne, e questo lo costrinse a lasciare l'associazione dei sādhu della Gauḍīya Maṭha. Poi iniziò a criticare tutti.
PREOCCUPAZIONI AFFETTUOSE PER I CONFRATELLI
Una volta, Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja andò a Kālnā mentre Śrī Śrīmad Bhakti Pramoda Purī Gosvāmī Mahārāja stava servendo nel tempio di Ananta-vāsudeva. Quando incontrò Śrīla Purī Gosvāmī Mahārāja, gli disse: “Ti sei preso la responsabilità di questo tempio e diverse altre responsabilità alla Śrī Caitanya Gauḍīya Maṭha. Come puoi gestire tutte queste cose da solo? Sarebbe meglio per te investire tutto il tuo tempo e la tua energia servendo con tutto il cuore in un solo posto.” Dopo aver accettato il suo consiglio, Śrīla Purī Gosvāmī Mahārāja dedicò tutta la sua energia ai suoi servizi alla Śrī Caitanya Gauḍīya Maṭha.
IMPEGNATI SOLO NEL KĪRTANA - KṚṢṆA PROVVEDERÀ A TUTTO CIÒ CHE SERVE
Un giorno, i brahmacārī di Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja della Śrī Śyāmānanda Gauḍīya Maṭha di Medinīpura, furono presi dall’angoscia perché non c'era riso da cucinare e offrire a Ṭhākura-jī. Quando espressero la loro preoccupazione, Śrīla Mahārāja, capendo la situazione, li consolò dicendo: “Non vi preoccupate.” Quindi, dopo aver bloccato il cancello del tempio dall'interno e tenendo la chiave con sé, si rivolse ai brahmacārī e ordinò loro: “Per favore, parlate dell’hari-kathā e fate il kīrtana per il piacere del Signore. Non c'è bisogno di preoccuparsi di nulla, soprattutto perché siete devoti.” Detto ciò, si diresse verso la sua stanza al secondo piano della maṭha, dove iniziò a cantare ad alta voce l’harināma.
Dopo un po' di tempo, qualcuno cominciò a bussare al cancello del tempio chiamando affinché qualcuno andasse ad aprire, ma nessuno fu in grado di sentirlo a causa del forte kīrtana che i brahmacārī stavano facendo nella sala del tempio. Alla fine Śrīla Mahārāja notò dalla sua stanza che qualcuno era fuori dal cancello. Dopo che il kīrtana terminò e prima che iniziasse il successivo, Śrīla Mahārāja lasciò cadere le chiavi dal secondo piano al piano terra incaricando uno dei brahmacārī di aprire il cancello per vedere chi era venuto. Quando aprirono, videro un uomo con un gigantesco sacco di riso.
Quando i residenti della maṭha gli chiesero chi avesse acquistato quel riso, l'uomo rispose: “Non lo so. Tutto quello che so è che qualcuno mi ha chiesto di consegnarlo a questa maṭha. Non ho idea di chi fosse.”
I brahmacārī domandarono: “Hai pagato il tuo rikśaw?”
“Sì”, rispose l'uomo.
Poiché Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja si era completamente arreso al Signore, il Signore, vedendo il dolore che Śrīla Mahārāja sperimentava non avendo bhoga da offrirGli, lo rifornì di tutto ciò che era necessario per questo servizio.
IMPEGNATI SOLO NEL KĪRTANA - KṚṢṆA TI DARÀ LA PACE
Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja cantava dei kīrtana meravigliosi dal profondo del suo cuore. Una volta, mentre si esibiva nel kīrtana, andò via l'elettricità. Non sapendo cosa fare, i devoti divennero irrequieti. Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja, tuttavia, reagì immediatamente dicendo loro di non essere disturbati. Quindi iniziò a cantare "bhajahu re mana, śrī nanda-nandana, abhaya-caraṇāravinda re — O mente, adora Nanda-nandana Śrī Kṛṣṇa, i cui piedi di loto danno coraggio.”
La sua condotta era una testimonianza della sua completa arresa al Signore. Non si preoccupava mai di niente e voleva che anche gli altri non si preoccupassero mai.
UN DOTTORE ONNIPOTENTE
Una volta, un devoto consultò un medico in merito a un'infezione che si era sviluppata da un infortunio alla mano subito in precedenza. Dopo aver esaminato il devoto, il dottore concluse che l'unica soluzione era di amputare un dito. Disse al devoto di tornare per l’intervento chirurgico dopo un paio di giorni.
Prima di tornare dal dottore per farsi amputare il dito, il devoto fece visita a Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja. Dopo aver offerto praṇāma a Śrīla Mahārāja, gli disse che in un giorno o due avrebbe dovuto farsi amputare il dito. Sentendo questo, Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja disse, “Devi aver commesso una qualche vaiṣṇava-aparādha, e il risultato è la perdita del tuo dito. Vai subito a chiedere perdono a chiunque tu abbia offeso.”
Il devoto divenne grave e ammise: “Sì. Ho commesso un’offesa ai piedi di loto di un puro devoto. Ma quel devoto ha lasciato questo mondo. Che cosa dovrei fare?”
Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja gli disse: “Vai nel luogo in cui il suo corpo è stato cremato e implora il suo perdono.”
Il devoto seguì queste istruzioni e, successivamente, quando tornò all'ambulatorio per un ultimo esame prima dell’amputazione, il dottore, stupito, chiese: “Che tipo di medicina hai preso e da chi l’hai acquistata?”
Il devoto rispose: “Non ho preso alcuna medicina. Perché me lo stai chiedendo?”
Il dottore disse: “È incredibile. Quando ti ho visitato in precedenza, non c'era altra scelta che quella di amputare il dito. Ma ora posso vedere che non solo non è più necessario, ma non serve nessuna altra cura. La tua mano guarirà bene da sola.”
CHI SE NON MĀDHAVA?
Ogni anno subito dopo Gaura-pūrṇimā, molti discepoli di Śrīla Prabhupāda visitavano la maṭha di Śrīla Bhakti Rakṣaka Śrīdhara Gosvāmī Mahārāja a Koladvīpa per incontrarsi e onorare prasāda. Un anno, in questa occasione, il mio Guru Mahārāja informò i suoi confratelli che c'era l'opportunità di acquistare la terra del luogo di apparizione di Śrīla Prabhupāda a Jagannātha Purī e suggerì di acquistarla collettivamente.
Dopo aver discusso la questione tra loro, alcuni dei suoi confratelli promisero di dare tutto il denaro che potevano, ma l'importo totale era quasi insignificante rispetto all'importo necessario. Perplesso sul da farsi, Guru Mahārāja disse, “Dovremo pensare a un altro modo per raccogliere i fondi necessari.”
Allora Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja menzionò un verso del Nṛsiṁha Purāṇa:
mādhavo mādhavo vāci
mādhavo mādhavo hṛdi
smaranti mādhavaḥ sarve
sarva kāryesu mādhavam
[Madhava è nelle parole. Madhava è nel cuore. Tutte le persone sante, in tutti i loro sforzi, ricordano Madhava, il marito di Lakṣmī, la dea della ricchezza.]
Sebbene il nome "Mādhava" in questo verso si riferisca a Bhagavān Śrī Kṛṣṇa, Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja pronunciò il verso in riferimento al mio Guru Mahārāja, Śrī Śrīmad Bhakti Dayita "Mādhava" Gosvāmī Mahārāja, e quindi sottintendeva: “Mādhava Mahārāja è nelle parole e nei cuori dei suoi confratelli. Tutti i suoi confratelli ricordano Mādhava Mahārāja, perché è in grado di raccogliere qualsiasi somma di lakṣmī (denaro). Tutti i suoi confratelli ricordano Madhava Mahārāja in tutti i loro sforzi. Cosa, quindi, lui non può realizzare? Che bisogno c’è di fare affidamento su qualcun altro?”
Dopo aver sentito questo, Guru Mahārāja capì che i suoi confratelli lo stavano benedicendo affidandogli questo servizio. Dopo aver offerto prostrati daṇḍavat-praṇāma a tutti loro, accettò con gratitudine la piena responsabilità ad acquistare la terra del luogo di apparizione di Śrīla Prabhupāda.
IL SUO SEVĀ-NIṢṬHA
Dopo l’acquisto della proprietà del luogo di apparizione di Śrīla Prabhupāda, e mentre la maṭha era ancora in costruzione, nel 1979 Guru Mahārāja vi organizzò un festival in occasione del giorno di apparizione di Śrīla Prabhupāda. Inviò a tutti i suoi confratelli inviti scritti di suo pugno che recitavano "Per favore, benedicici partecipando a questo festival." Tutti coloro che poterono partecipare arrivarono il giorno del festival. Poiché non c'era stata risposta da parte di Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja, Guru Mahārāja ipotizzò che il suo invito era andato perso e gli inviò immediatamente un telegramma. Non appena Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja ricevette il telegramma, preparò una borsa e partì per Jagannātha Purī per partecipare ai festeggiamenti.
Generalmente, quando un ospite arriva a destinazione, la prima cosa che vuole sapere è dove può sistemare i suoi bagagli, dove può fare il bagno e dove potrà stare. Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja, tuttavia, non era così. Quando arrivò al festival, la prima cosa che fece fu unirsi al gruppo del kīrtana. Pensava: “A meno che e fintanto che non faccio un servizio qui nella maṭha, che diritto ho di chiedere un posto dove sistemare i bagagli? Voglio prima fare un servizio; solo allora sarà corretto da parte mia chiedere un posto dove stare.” Tale era il suo sentimento di servizio.
DISTRIBUIVA SEMPRE MISERICORDIA
Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja offriva prasāda a tutti i suoi visitatori appena arrivavano. Una volta stava in un posto dove non erano disponibili i musambī (un tipo di arance), e quindi un visitatore ne portò un po' da lontano. Anche se questi frutti erano stati portati appositamente per lui, li tagliò a fette e li offrì a tutti i devoti presenti. Tale era la sua personalità.
IL SUO KĪRTANA PURIFICATORE
Parte delle ultime istruzioni di Śrīla Prabhupāda ai suoi discepoli, fu di predicare collettivamente il messaggio di Srī Rūpa-Raghunātha. Tenendo a mente quest’istruzione, il mio Guru Mahārāja diceva ai suoi confratelli, “In qualche modo, per volere della provvidenza, siamo stati costretti a creare diverse organizzazioni e a stare in luoghi separati. Ma per soddisfare il desiderio di Śrīla Prabhupāda, dovremmo incontrarci ogni volta che è possibile.” In questo modo invitava tutti i suoi confratelli ogni volta che ospitava funzioni nella nostra maṭha, dando ai suoi confratelli l'opportunità di parlare delle glorie e degli insegnamenti di Śrīla Prabhupāda.
Durante uno di questi festival, un dignitario invitato, un giudice di nome Durgānātha Vasu, che era anche il sabhā-pati (il presidente), si alzò dal suo posto e informò Guru Mahārāja che doveva partire per un altro impegno. Quindi, il sabhā (l’assemblea) si sarebbe conclusa la notte.
Guru Mahārāja mi ordinò di accompagnare il giudice alla sua macchina e di dargli un po' di prasāda. Dopo che lui offrì praṇāma a Ṭhākura-jī e ai Vaiṣṇava presenti, procedemmo insieme verso la macchina. Nel frattempo, Guru Mahārāja chiese a Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja di fare un kīrtana, perché lui non aveva ricevuto l'opportunità di parlare per mancanza di tempo. Rispettando la sua richiesta, Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja si alzò e cominciò una bellissima interpretazione trascendentale del kīrtana “Nārada Muni Bājāya Vīṇā”. In quel momento il giudice, che era già seduto in macchina pronto a partire, sentendo il kīrtana di Śrīla Mahārāja, ne rimase così incantato che uscì dalla macchina e tornò al suo posto nell’assemblea.
Dopo la conclusione del kīrtana, il giudice chiese a Guru Mahārāja: “Per favore porta questo sannyāsī a casa mia domani. Non ho mai provato prima questo tipo di beatitudine che ho sentito ascoltando il suo kīrtana. È stato un kīrtana così commovente e purificante che vorrei che tutta la mia famiglia lo sperimentasse. Manderò una macchina. Dovreste per favore venire tutti insieme con questo Mahārāja a casa mia domani per il kīrtana.”
IL SIGNIFICATO DELLA PAROLA "JĪVA"
Una volta, durante un'assemblea alla Śrī Caitanya Gauḍīya Maṭha di Calcutta, Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja parlò di uno dei famosi slogan di Vivekānanda: “jīve prema kare ĵei jana sei jana seviche īśvara — chi ha amore per gli esseri viventi in realtà serve il Signore Supremo.”
Śrīla Mahārāja disse: “Secondo questa affermazione, solo gli umani, uomini e donne, devono essere classificati come jīva o entità viventi. Le capre, i polli, i pesci, gli uccelli e gli altri animali non sono anch’essi entità viventi? Non hanno occhi e orecchie? Non sanguinano quando si feriscono? Non mangiano, non dormono, non si accoppiano e si difendono come fanno gli esseri umani? Sebbene vivano in ambienti diversi, come l'acqua o la foresta, sono tutti esseri viventi. Quindi perché i seguaci di Vivekānanda mangiano tali entità viventi? Costruiscono scuole e ospedali solo per gli esseri umani perché credono che solo gli uomini siano degni dell’amore? In realtà, tutti gli esseri coscienti sono entità viventi o jīva. Quando in una persona la comprensione di Bhagavān è completa, si rende facilmente conto che tutti gli esseri viventi sono parti integranti del Signore. Quindi avrà naturalmente amore per tutti gli esseri viventi, non solo per gli esseri umani."
Dopo che Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja finì la sua kathā, un gentiluomo si alzò e disse: “Vivekānanda era diverso da voi sādhu; era pienamente coinvolto nel miglioramento del benessere di tutte le persone attraverso la costruzione di ospedali, scuole e facendo molti altri tipi di opere di beneficenza. Ma non vediamo i sādhu della Gauḍīya Maṭha compiere tali atti di beneficenza.”
Allora Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja chiese al presidente, un professore universitario di nome Śrī Nārāyaṇa Gosvāmī, se gli fosse concesso più tempo per rispondere al commento del gentiluomo. Tuttavia, Srī Nārāyaṇa Gosvāmī disse: “E’ meglio che io, essendo una persona neutrale, commenti la sua dichiarazione.” Rivolgendosi al gentiluomo disse, “Quando in questo slogan usi la parola jīva, a chi si riferisce questa parola? Per i bengalesi, la parola jīva si riferisce anche alla lingua. Questo significa che stai servendo Bhagavān servendo la lingua, dandogli qualunque cosa desideri? Tutti gli esseri viventi sono chiamati jīva, non solo gli esseri umani. Perché allora i seguaci di Vivekānanda mangiano uova, carne e pesce se si suppone che amino tutte le jīve?"
Se i seguaci di Vivekānanda sostengono che la parola jīva si riferisce solo agli esseri umani, allora che bisogno c’è delle prigioni? Non dovremmo chiudere tutte le prigioni e servire a tutti i prigionieri qualunque cosa desiderino, come alcol, droghe e così via? È davvero jīva-sevā? Questo equivale a servire Bhagavān? Io spero che Vivekānanda non intenda che dovremmo servire tali persone, che non hanno controllo sui loro sensi o sui loro desideri di danneggiare altri esseri viventi. Molto tempo prima che Vivekānanda nascesse, Śrī Caitanya Mahāprabhu ha dato la perfetta conclusione degli śāstra: "jīve dayā, kṛṣṇa-nāma, sarva-dharma-sāra: l'essenza di tutti i principi religiosi è mostrare compassione per gli esseri viventi cantando il kṛṣṇa-nāma."
Quando il gentiluomo che si era opposto alla kathā di Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja ascoltò la spiegazione di Srī Nārāyaṇa Gosvāmī, si scusò, ammettendo di non aver capito i significati profondi delle Scritture e che era attratto dagli slogan popolari di Vivekānanda senza capire se erano in linea con le Scritture.
IL SUO AMORE PER LA CUCINA E PER IL JAGANNĀTHA PRASĀDA
Se Śrīla Mahārāja veniva a sapere che un devoto proveniva da Jagannātha Purī, gli avrebbe chiesto se avesse portato un po' di prasāda con sé e dov’era. Gli piaceva soprattutto il riso di Jagannātha e il rāhini-dāl prasāda, che si mantiene anche dopo due giorni. Sapendo questo, come servizio a lui, portavamo sempre questo prasāda per lui quando visitavamo Jagannātha Purī.
Era anche un cuoco eccellente. Era esperto nel trovare e usare qualunque cosa a sua disposizione quando non aveva ingredienti. Una volta, quando non aveva gli ingredienti giusti per preparare un chutney, vide un albero con foglie e chiese: "Di che albero si tratta?" Quando capì che era un albero di tamarindo, fece un chutney dalle sue foglie.
COINVOLGERE TUTTI AL SERVIZIO DI BHAGAVĀN
Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja coinvolgeva tutti nel servizio a Bhagavān secondo le loro rispettive qualifiche e qualità. Se un sannyāsī o un brahmacārī dovevano venire alla maṭha, diceva loro di parlare l’hari-katha. Questo riguardò anche me. Tuttavia, poiché era estremamente più anziano di noi, eravamo imbarazzati a parlare davanti a lui. Notando la nostra timidezza, diceva: "Non preoccuparti, non sarò presente," e andava nella sua stanza di sopra. Poi, dopo, ci diceva che aveva sentito tutto ciò di cui avevamo parlato. Lui possedeva la convinzione che si dovrebbe coinvolgere immediatamente al servizio di Bhagavān chiunque si incontri.
LA SUA BENEDIZIONE E IL SUO INCORAGGIAMENTO PER ME
Una volta Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja parlò di me in un'assemblea, dicendo: “Questo devoto non possiede gelosia, invidia o ostilità verso nessuno. È un nirmatsara-sādhu, una persona il cui cuore è privo di invidia."
Sebbene in verità non possedessi tali qualità, parlò in questo modo per benedirmi, affinché un giorno le potessi avere. Per grazia del mio Guru Mahārāja, ho avuto l’opportunità di servire Śrīla Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja. Nel corso di questo servizio, potei avere la sua associazione, vedere la sua condotta e ricevere le sue benedizioni.
Jay! Śrī Śrīmad Bhakti Vicāra Yāyāvara Gosvāmī Mahārāja Ki-jay!!
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Tradotto dal team di Bhaktiyoga.it