IN OCCASIONE DELLA DIVINA SCOMPARSA DI ŚRĪLA SANĀTANA GOSVĀMĪ

DI ŚRĪ ŚRĪMAD BHAKTI VIJÑĀNA BHĀRATĪ GOSVĀMĪ MAHĀRĀJA

Oggi, 10 luglio 2025, ricorre il giorno della divina scomparsa di Śrīla Sanātana Gosvāmī. Di seguito, in onore a questo tithi, pubblichiamo un estratto di un bhāva anuvāda di discorsi di Śrīla Bhakti Vijñāna Bhāratī Gosvāmī Mahārāja, dati sul ṣaḍ-gosvāmī-astakam il 4 e l'11 febbraio 2017.

ACCETTARE IL RIFUGIO DI MAHĀPRABHU

Pur prestando servizio nella stimata posizione di primo ministro dell'imperatore Nawāb Hussein Shah, Śrīla Sanātana Gosvāmī interruppe l'attività lavorativa dopo l'incontro con Srī Caitanya Mahāprabhu a Ramakeli. Piuttosto, con il pretesto della cattiva salute, iniziò a contemplare profondamente i versi dello Srimad-Bhagavatam nella sua residenza, nell'associazione di alcuni studiosi. Dopo un po’ di tempo, l'imperatore mandò il suo vaidya [medico] a vedere se Śrīla Sanātana Gosvāmī si stava riprendendo. Tuttavia, quando l'imperatore fu informato delle attività di Śrīla Sanātana Gosvāmī a casa, rendendosi conto che non voleva più continuare le sue responsabilità amministrative, il Nawāb gli fece visita personalmente e lo avvertì delle terribili conseguenze se continuava ad assentarsi. Sentendo questo, Śrīla Sanātana Gosvāmī rispose: "Sono anche uno dei tuoi sudditi, quindi puoi punirmi come ritieni opportuno, ma non posso continuare il mio lavoro." Vedendo la sua risoluta determinazione, e per la rabbia e la paura di perdere una risorsa indispensabile, il re imprigionò Śrīla Sanātana Gosvāmī. A differenza di qualsiasi normale prigioniero, fu incatenato alle mani e ai piedi per essere sicuri che non fuggisse.

Più tardi, quando l'Imperatore decise di attaccare l'Orissa, si avvicinò di nuovo a Srila Sanātana Gosvami, dicendo: "Vado in Orissa, puoi unirti a me se lo desideri." Śrīla Sanātana Gosvāmī rispose: “Stai pianificando di attaccare l'Orissa, che appartiene al Signore Jagannātha. Non posso acconsentire di dare dolore al Signore in questo modo."

PERCHÉ LO ŚRĪMAD-BHĀGAVATAM

Grazie alla breve associazione con Śrīmān Mahāprabhu, Srila Sanatana Gosvami comprese e realizzò che la scrittura più cara di Śrīmān Mahāprabhu è lo Srimad-Bhagavatam. Lo Srimad-Bhagavatam è così profondo che non lo si può capire solo leggendolo da soli.

yāha, bhāgavata paḍa vaiṣṇavera sthāne
ekānta āśraya kara caitanya-caraṇe

(Śrī Caitanya-caritāmṛta Antya 5.131)

["Se vuoi capire lo Śrīmad-Bhāgavatam", disse, "devi avvicinare un Vaiṣṇava realizzato e ascoltare da lui. Potrai farlo quando hai completamente preso rifugio ai piedi di loto di Sri Caitanya Mahāprabhu. "]

Uno ha bisogno dell'associazione di devoti di alta classe [Vaiṣṇava] che conoscono bene lo Śrīmad-Bhāgavatam, la manifestazione diretta del Signore Śrī Kṛṣṇa, perchè lo Śrīmad-Bhāgavatam si riveli in base alla propria qualifica [Śrīla Sanātana Gosvāmī mostra attraverso la propria condotta come lo Śrīmad-Bhāgavatam deve essere studiato e discusso nell'associazione dei devoti]. Poiché ogni studioso può spiegare il suo punto di vista, così da comprendere a fondo il vero scopo dello Śrīmad-Bhāgavatam, Śrīla Sanātana Gosvāmī li invitò con grande rispetto e organizzò tutto affinché rivelassero il loro cuore.

PIANGENDO PER AVERE RIFUGIO

Pensando: "Come posso uscire da questa prigione? Ho fatto tutto quello che era in mio potere, ma invano. Il carceriere che avevo aiutato a ottenere il suo lavoro non mi sta aiutando per paura della punizione. Śrīla Sanātana Gosvāmī ricordò la storia di un cervo.

Sono in una situazione tale che sono circondato da angoscia e pericolo da tutti i lati; proprio come il cervo che era circondato; da dietro dalle profonde acque dell'oceano, su entrambi i lati da un incendio boschivo ardente e di fronte c’era un cacciatore pronto a colpirlo con la sua freccia. In quel momento questo hariṇī gridò impotente: “O Nātha! Dove posso andare ora? Cosa dovrei fare? Per favore liberami ora! Chi altro può salvarmi?" Il cacciatore, che stava solo aspettando l’opportunità di colpire il cervo, stava provando una grande gioia pensando: "Non c'è modo che la mia preda possa fuggire; se brucia nel fuoco è mia, se si tuffa nell'oceano e muore, o se la colpisco e la uccido, anche allora è mia." In questo modo, con grande gioia, si stava lentamente avvicinando al cervo. Tuttavia, poiché il cervo chiamò il Signore, un serpente morse improvvisamente il cacciatore, uccidendolo all'istante e dando al cervo l'opportunità di fuggire.

IL MESSAGGIO CRIPTATO

Mentre era in prigione, qualcuno consegnò anonimamente una lettera a Srīla Sanātana Gosvāmī. Vedendo la scrittura immacolata, riconobbe immediatamente la calligrafia di Śrīla Rūpa Gosvāmī. Sentendo una nuova ondata di speranza, lesse con gioia e intensità il suo contenuto. Śrīla Rūpa Gosvāmī aveva crittografato il suo messaggio sotto forma di śloka.

[Śrīla Bhaktivinoda Ṭhākura ci informa che questa lettera da Rūpa Gosvāmī a Sanātana Gosvāmī è menzionata dal commentatore dell'Udbhaṭa-candrikā. Śrīla Rūpa Gosvāmī scrisse una nota a Sanātana Gosvāmī da Bāklā. Questa nota indicava che Sri Caitanya Mahāprabhu stava arrivando a Mathura; affermava:

yadu-pateḥ kva gatā mathurā-purī
raghu-pateḥ kva gatottara-kośalā
iti vicintya kuruṣva manaḥ sthiraṁ
na sad idaṁ jagad ity avadhāraya

(Śrī Caitanya-caritāmṛta, Madhya 20.3)

[“Dov'è finito il Mathurā-purī di Yadupati? Dov'è finita la Kośala settentrionale di Raghupati? Riflettendo, rendi la mente ferma, pensando: "Questo universo non è eterno.""]

Śrīla Rūpa Gosvāmī scrisse anche nella lettera: "Ho lasciato 10.000 monete d'oro a un droghiere locale; liberati in qualche modo dalla prigione usandole." Allora Srīla Sanātana Gosvāmī si sentì fiducioso leggendo questo.

Solo un uomo intelligente può dare segnali come questo. Quando la città di Purī fu attaccata dai musulmani, uno dei ministri fu imprigionato. Il ministro notò che la porta occidentale del campo nemico era debole. Quindi scrisse una lettera in cui diceva: "Metti acqua nel campo della canna da zucchero nel tuo ovest e manda rapidamente cinque gaṇḍā di pān e un pānā (questa è un'unità di misura) di supāri, altrimenti perirò." Nessuno poteva decifrare il messaggio in quanto non c'era un campo di canna da zucchero lì. Ma un avvocato di nome Madhusūdana decodificò il messaggio; disse: “Il nemico è debole a ovest. Pān si riferisce ai fucili e supāri significa proiettili. Ci sta dicendo di quante munizioni abbiamo bisogno e da quale direzione attaccare, altrimenti l’Orissa verrà sconfitta.”

Il campo nemico chiese al ministro il significato del suo messaggio. E lui gli disse: “Signore, vengo dall'Orissa, quindi sono abituato ad avere pān (foglie di betel). Senza di esse, soffro di gas e problemi digestivi." Si fidarono di lui e i musulmani furono successivamente sconfitti.

Allo stesso modo Śrīla Advaita Ācārya inviò un messaggio [sonetto] per Mahāprabhu.

bāulake kahiha, - loka ha-ila bāula
bāulake kahiha, - hāṭe nā vikāya cāula
bāulake kahiha, - kāye nāhika āula
bāulake kahiha, - ihā kahiyāche bāula

[“Per favore, informa Sri Caitanya Mahāprabhu, che si comporta come un matto, che tutti qui sono diventati matti come Lui. InformaLo anche che al mercato il riso non è più richiesto.

“DiGli inoltre che quelli che ora sono pazzi dell'amore estatico non sono più interessati al mondo materiale. Dì anche a Sri Caitanya Mahāprabhu che queste parole sono state pronunciate da uno che è anche lui diventato pazzo in amore estatico (Sri Advaita Prabhu)"]

Dopo averlo ascoltato, Śrīmān Mahāprabhu disse: “È uno smārta-brāhmaṇa; invita i semidei per l’adorazione, e dopo che è finita li manda via (visarjana).” Dicendo questo, Śrīmān Mahāprabhu non mentì. Srīla Advaita Ācārya lo aveva supplicato di venire. Ora che tutti avevano ricevuto l'amore per Dio, che è ciò che Śrīmān Mahāprabhu era venuto a dare, poteva smettere. Altri non capivano l'indovinello né la sua risposta. A quel punto, Śrīmān Mahāprabhu iniziò un altro līlā per concludere i Suoi passatempi.

LA LUSSURIA CI FA ABBANDONARE LA PAURA E LA VERGOGNA

Dopo aver ricevuto le monete d'oro, Srīla Sanātana Gosvāmī provò a dialogare con il carceriere dicendogli: “Prima ti ho fatto ottenere questo lavoro, ricorda che ho fatto così tanto per te; ora hai la possibilità di restituire il favore. Se mi lasci, prometto che andrò lontano da questo paese, alla Mecca e l'imperatore non verrà mai a sapere dove mi trovo."

Ma il carceriere aveva paura: “Come posso farlo? L'Imperatore può punirmi severamente." Allora Śrīla Sanātana Gosvāmī, che era intelligente come Bṛhaspati, gli mostrò 7000 monete d'oro. Al che il carceriere cambiò idea, attirato dalla straordinaria vista delle 7000 monete d'oro che luccicavano davanti a lui.

Questo cambiamento di cuore si basa sul seguente principio:

kāmāturāṇām na bhayam na lajjā

[Garuḍa Purāṇa 1.115.67]

Kāmāturā ha due diverse interpretazioni: una è "una persona che ha migliaia di desideri" [l'altro significato non è stato discusso]. Quelli controllati dalla lussuria non provano paura o vergogna, sebbene la paura della morte, di una punizione, di essere diffamati, ecc. possano essere presenti in loro. Quando tali persone vedono l'opportunità di soddisfare i loro desideri, perdono ogni paura e vergogna.

Il carceriere non si vergognava a pensare: "È corretto accettare tangenti da qualcuno che mi ha favorito prima?" Né temeva di essere rimproverato dall'imperatore.

LUSSURIA E UDDĪPANA

Questo passatempo mostra anche come la lussuria nasce dalla vista. La vista delle monete d'oro incitò immediatamente la tentazione nel carceriere, facendogli cambiare la sua decisione.

Un cassiere di banca effettua molte transazioni senza essere attratto da quel denaro perché è pienamente consapevole che non gli appartiene. Parlare di circa cento milioni di dollari non attira le persone, ma vedere quell'importo di fronte, chiunque diventerebbe immediatamente avido di possederlo.

Ciò dimostra anche quanto era rinunciato Srīla Sanātana Gosvāmī; nemmeno una traccia di avidità sorse in lui alla vista di quelle monete d'oro. Di fatto le dette via tutte, poiché il denaro era irrilevante per lui. Il tipo di ricchezza spirituale che possedeva era impareggiabile e superlativo. Che dire di alcune monete d'oro, lasciò tutto - la sua posizione, la sua casa, i suoi averi e tutta la sua ricchezza - solo per la misericordia e l'associazione di Śrīmān Mahāprabhu.

C'è anche un lato positivo del desiderio che sorge nel vedere: quando, per la misericordia insuperabile di un puro devoto, viene mostrata la ricchezza della kṛṣṇa-bhakti a qualcuno, solo allora quella persona sviluppa un'intensa bramosia per il servizio devozionale.

kṛṣṇa-bhakti-rasa-bhāvitā matiḥ
krīyatāṁ yadi kuto 'pi labhyate
tatra laulyam api mūlyam ekalaṁ
janma-koṭi-sukṛtair na labhyate

[Padyāvali testo 14]

["Il puro servizio devozionale nella coscienza di Kṛṣṇa non può essere ottenuto neppure da attività pie compiute in centinaia e migliaia di vite. Può essere raggiunto solo pagando un prezzo - ovvero l’intensa avidità di ottenerlo. Se disponibile da qualche parte, è necessario acquistarlo senza indugio."]

SFUGGIRE ALLA MORTE

Dopo essere stati rilasciati, Śrīla Sanātana Gosvāmī e Īśāna attraversarono il Gaṅgā seduti sul dorso di un coccodrillo. Dopo averli portati sull’altra riva, il coccodrillo se ne andò. Quindi iniziarono a camminare verso Vṛndāvana. Essendo fuggitivi, non usarono la strada principale ma presero invece il sentiero nel bosco. Camminando, raggiunsero una regione montuosa che aveva tutt’intorno una fitta foresta, il che rese difficile accertare da che parte procedere.

In quel momento, si imbatterono in una persona benestante che, sebbene fosse un proprietario terriero locale, era anche un bandito. Quella persona era assistita da un astrologo [chiromante] che poteva predire quanti tesori portava qualcuno. In questo modo, il bandito scoprì che Īśāna possedeva otto monete d'oro. Con l'intenzione di rubare quelle monete, il bandito inscenò una farsa, pronunciando parole molto dolci verso Śrīla Sanātana Gosvāmī, e gli assicurò che li avrebbe aiutati a trovare un passaggio sicuro attraverso il terreno montuoso.

Vedendo il suo comportamento, Śrīla Sanātana Gosvāmī, che era intelligente come Bṛhaspati (il maestro dei semidei), fiutò il pericolo imminente. Nella sua mente sorse un dubbio: “Questa persona non appare essere uno gentile. Allora cosa lo spinge a comportarsi così?” Chiese al suo sevaka, Īśāna, se portava con sé oggetti di valore. Īśāna confermò di avere sette monete d'oro. Dispiaciuto, Srīla Sanātana Gosvāmī lo rimproverò immediatamente: “Perché porti queste monete d'oro mentre viaggi attraverso la foresta? Queste monete sono come gli Yamadūta e possono attrarre la nostra morte." Prendendo quelle sette monete d'oro, si avvicinò prontamente al bandito dicendogli: “Il mio sevaka ha sette monete d'oro. Ti preghiamo di accettarle e di organizzare il nostro viaggio.”

Il bandito, stupito, rispose: "In realtà, sapevo fin dall'inizio che il tuo sevaka aveva otto monete d'oro. Per rubarle, avevo pianificato stasera di uccidervi entrambi. Ma posso vedere che sei una persona di alta coscienza, quindi sento che non è giusto accettare qualcosa da te. Inoltre, ci stai offrendo molto di più di quanto costa attraversare le montagne. Ti prego di conservare queste monete. Ti assicuro che organizzerò per farti avere un passaggio sicuro." Ma Srīla Sanātana Gosvāmī insistette: "Se non le accetti, qualcun altro ci ucciderà per loro, quindi è mia richiesta che le tenga tu per favore."

Così il bandito conservò le monete d'oro e organizzò tutto affinché potessero attraversare il tratto montano.

RINUNCIA SIGNIFICA DIPENDERE DAL SIGNORE IN TUTTE LE CIRCOSTANZE

Dopo aver attraversato la montagna, Śrīla Sanātana Gosvāmī chiese a Īśāna: “Penso che tu abbia ancora delle monete d'oro con te.” Quando Īśāna confermò di averne ancora una, Śrīla Sanātana Gosvāmī disse: “Stiamo avvicinandoci a Vṛndāvana, e questo deve avvenire in uno spirito di vera rinuncia. Pensieri come "Ho bisogno di un po’ di ricchezza per mantenermi" o "in caso di emergenza", non entrano nella coscienza di una persona veramente rinunciata. Prima di tutto, hai portato delle monete d'oro e in secondo luogo hai mentito dicendo che ne avevi solo sette quando ne possedevi effettivamente otto. Se non puoi dipendere interamente dal Signore in tutte le circostanze, non sei ancora pronto per andare a Vṛndāvana, quindi è meglio che torni indietro. Se si vuole lasciare il saṁsāra, non si deve trasportare nulla. Per favore, torna a casa adesso, portandoti con te questa moneta.” Così Īśāna tornò a casa e Śrīla Sanātana Gosvāmī continuò da solo.

L'insegnamento che si trae da questo episodio è che Īśāna non si era ancora completamente arreso al Signore per la sua protezione; dipendeva invece da una moneta d'oro. Chi non si arrende completamente alla volontà del Signore non dovrebbe diventare un rinunciato.

L'UMILITÀ SUSCITA LA MISERICORDIA

Sulla strada Śrīla Sanātana Gosvāmī incontrò suo cognato a Hājipura. Dopo un po’ di riposo, quando Srīla Sanātana Gosvāmī espresse il desiderio di andarsene, suo cognato insistette che accettasse da lui una costosa coperta di lana, che Śrīla Sanātana Gosvāmī accettò con riluttanza.

Procedendo ulteriormente, Śrīla Sanātana Gosvāmī raggiunse Kāśī. Sentendo che Śrīmān Mahāprabhu risiedeva nella casa di Srī Candraśekhara Vaidya, andò lì e si sedette fuori dal cancello. Essendo onnisciente, Sri Caitanya Mahāprabhu sapeva che Srīla Sanātana Gosvāmī era arrivato. Chiese a Sri Candraśekhara Vaidya di cercare un Vaiṣṇava fuori dalla casa. Dopo aver guardato fuori casa, tornò e riferì a Śrīmān Mahāprabhu che fuori non c'era alcun Vaiṣṇava. Śrīmān Mahāprabhu chiese di nuovo se c'era qualcuno. Disse: "Sì, c'è un mendicante musulmano."

Śrīmān Mahāprabhu disse di chiamarlo all'istante. Allora Sri Candraśekhara andò a chiamare Śrīla Sanātana Gosvāmī di venire dentro. Tenendo della paglia tra le mani e i denti, Śrīla Sanātana Gosvāmī entrò e si prostrò ai piedi di loto di Śrīmān Mahāprabhu. Spesso vediamo questa frase nelle canzoni Vaiṣṇava:

sakala vaiṣṇava gosāi doyā koro more
dante tṛṇa dhari 'kahe e dīna pāmare

[Con la paglia tra i denti, questa persona molto disgraziata e caduta sta chiedendo a tutti i Vaiṣṇava e Gosvami, "Per favore, dammi la tua misericordia."]

Cosa significa questo? Chi tiene la paglia tra i denti? Animali come bufali, asini ecc. tengono la paglia tra i denti. Quindi significa che ci si deve veramente considerare come un animale, impegnati solamente nelle attività che svolgono gli animali, quali mangiare, dormire, accoppiarsi e difendersi. Quando lo si accetta e lo si realizza pienamente, con la mente e le azioni, non solo esteriormente a parole, allora ci avvicineremo sottomessi e seri a un Vaiṣṇava, chiedendo di passare dalla vita animale alla vita Vaiṣṇava. Se uno si avvicina ai santi con questo sentimento d’umiltà, allora può ottenere la loro misericordia.

Śrīla Sanātana Gosvāmī lo mostrò con il suo stesso esempio quando si avvicinò a Śrīmān Mahāprabhu con questo stato d’animo e fu inondato dalla Sua misericordia.

UN VAIṢṆAVA NON DEVE ESSERE GIUDICATO DAL SUO ABITO ESTERIORE

Nel vedere lo stato di Srīla Sanātana Gosvāmī, Śrīmān Mahāprabhu fu sopraffatto dall'amore estatico. I suoi occhi si bagnarono di lacrime e strinse tra le braccia Srila Sanātana Gosvami. Entrambi iniziarono a piangere senza freni. L'amore del genitore crebbe nel cuore di Śrīmān Mahāprabhu, proprio come accade a una mucca che lecca il suo vitello o a una madre che accarezza il figlio dopo averlo rivisto dopo molto tempo. Śrīmān Mahāprabhu fece sedere Śrīla Sanātana Gosvāmī accanto a Lui e cominciò a toccare tutti i suoi arti, pulendoli con le Sue stesse mani.

Srī Candraśekhara Vaidya fu stupito nel vedere una personalità elevata come Śrīmān Mahāprabhu avere una relazione così intima con un "mendicante musulmano." Esteriormente, non fu in grado di comprendere la posizione di Srīla Sanātana Gosvāmī. Qui Śrīmān Mahāprabhu dà un prezioso insegnamento su come non si può mai riconoscere un Vaiṣṇava da considerazioni esterne, quali l'apparenza. Le autorità superiori vedono solo la Vaiṣṇavatā nel cuore; poiché l'intenzione del cuore è la considerazione principale nel giudicare qualcuno. Quando Rāvaṇa andò a rapire Sītā-devī, si travestì da tridaṇḍī sannyāsī. Perché nessuno si riferisce a lui come sannyāsī? Perché l'intenzione nel suo cuore era demoniaca, non santa.

L'abbigliamento può avere un certo valore, ma se una persona non lo usa per fare progressi spirituali, allora è inutile. Per dimostrarlo, una volta Śrīla Gaurakiśora dāsa Bābājī Mahārāja, che era solito indossare kaupīna, arrivò nella residenza di Srīla Bhaktivinoda Ṭhākura vestito in modo molto opulento. Dopo averlo visto, Śrīla Bhaktivinoda Ṭhākura chiese: “O Bābājī Mahārāja, che tipo di passatempo è questo? Perché indossi questi vestiti?" Gli rispose: "In questi giorni, questo tipo di vestito è migliore. Così le persone non saranno imbrogliate (pensando che io sia un santo), ma mi malediranno rivolgendosi a me come "bhogī" e i miei peccati saranno distrutti. Non mi offriranno omaggi pensando che sia un bābājī."

STABILIRE SAMBANDHA-JÑĀNA A KÀSI

Kāśī è famosa come la fucina della filosofia Māyāvāda, che significa identificarsi col Brahman - ahaṁ brahmāsmi. In quel luogo Sri Caitanya Mahāprabhu ispirò il Suo devoto, Sri Sanatana Gosvami, a fare domande su vari argomenti per stabilire la vera verità.

Śrīla Sanātana Gosvāmī umilmente chiese a Mahāprabhu a riguardo della sua vera identità e la causa della sua sofferenza.

Mahāprabhu disse: “In realtà, non esiste sofferenza nella tua vita. Non sei una persona che non conosce la sua vera identità. Sai tutto, saba tattva jana (conosci tutti i tipi di tattva). Nāhitāpa-traya (non hai sofferenza nella tua vita). Ma tu sei un sādhu e la natura di un sādhu è tale che, anche se conosce tutto, non appena si associa con un altro sādhu, discute della verità suprema, del Signore, dei Suoi devoti e di diverse tattva. Ecco perché lo stai chiedendo."

In risposta alle sue domande, Mahāprabhu non disse: "Tu sei Sanātana Gosvāmī" o "Sei nato in una famiglia di brāhmaṇa", ma dichiarò invece:

jīvera "svarūpa" haya - kṛṣṇera "nitya-dāsa"
kṛṣṇera "taṭasthā-śakti" "bhedābheda-prakāśa"

(Śrī Caitanya-caritāmṛta, Madhya 20.108)

[La posizione costituzionale della jīva è di essere un eterna servitrice del Signore. Appare dall'energia marginale del Signore ed è una manifestazione contemporaneamente uguale e diversa dal Signore].

In questo modo Śrīmān Mahāprabhu lo istruì.

kṛṣṇa bhuli 'sei jīva anādi-bahirmukha
ataeva māyā tāre deya saṁsāra-duḥkha

(Śrī Caitanya-caritāmṛta, Madhya 20.117)

[“Dimenticando Kṛṣṇa, l'essere vivente è stato attratto dall’aspetto esterno [la manifestazione materiale] da tempo immemorabile. Pertanto l'energia illusoria [māyā] gli dà ogni tipo di miseria nella sua esistenza materiale.]

Un'entità vivente proviene dalla regione taṭastha; taṭastha significa quel luogo da dove ci si può muovere in qualsiasi direzione. Dato che ha la libertà, può andare da entrambe le parti - nel mondo spirituale o materiale. Quando diventa avverso al servizio del Signore, in quel momento diventa bahirmukha, ovvero non guarda in direzione del Signore, o del Suo servizio, guarda invece in direzione di māyā (l’illusione). In quel momento, Māyādevī prende la jīva nella sua morsa e inizia a farla soffrire.

kabhu svarge uṭhāya, kabhu narake ḍubāya
daṇḍya-jane rājā yena nadīte cubāya

(Śrī Caitanya-caritāmṛta, Madhya 20.118)

["Nella condizione materiale, l'essere vivente è talvolta elevato ai sistemi planetari più elevati nella prosperità materiale e talvolta affonda in una situazione infernale. Il suo stato è esattamente come quello di un criminale che un re punisce, immergendolo in acqua per poi sollevarlo di nuovo dall'acqua."]

A causa delle precedenti attività pie della jīva, a volte māyā la promuove a Svargaloka, i pianeti celesti e talvolta le infligge sofferenze nei pianeti infernali come Narakaloka.

In passato, il re aveva un modo speciale per punire i malviventi: il colpevole veniva immerso nel fiume fino a che non iniziava a respirare affannosamente. A quel punto veniva tirato fuori dall'acqua per alcuni momenti. Proprio quando iniziava a provare un senso di sollievo (il sollievo temporaneo dalla tortura), veniva immerso nuovamente nell'acqua. In questo modo, la vittima sperimentava sia l'inferno che il paradiso, trovandosi sott’acqua o sopra l'acqua.

In realtà, per i devoti il paradiso e l'inferno sono la stessa cosa. Ecco perché Srīla Narottama dāsa Ṭhākura canta in uno dei suoi kīrtana [Yugala-caraṇa Prīti, Prema Bhakti Candrikā]:

puṇya se sukhera dhāma, tāhāra nā laiya nāma
pāpa puṇya dui parihara

[Non parlare nemmeno delle attività pie, che sono la fonte di tutta la felicità. Rinuncia sia alle attività pie che a quelle peccaminose.]

Non pensare mai che le attività pie ti porteranno la felicità. Mai e poi mai considera ciò vero. Dovresti rinunciare al pāpa (commettere peccati) e al puṇya (svolgere attività pie). Rinuncia a entrambi, poiché entrambi si traducono in sfortuna. Pāpa puṇya dui parihara: bisogna rinunciare a entrambi.

C'è un esempio molto semplice per illustrare questo: una persona può essere uccisa in due modi in relazione al cibo. Può ricevere tutti i tipi di cibo che gli piacciono e sentirsi dire: “Mangia! Se ti fermi ti ucciderò." Quanto e per quanto tempo può mangiare quella persona? All’opposto, puoi uccidere una persona rifiutandogli cibo o acqua; alla fine quella persona morirà di fame. Quindi godere delle facilitazioni dei pianeti celesti può essere paragonato a Māyādevī che dà così tanti cibi piacevoli a una persona (facilitazioni per la gratificazione dei sensi) - "Ti ucciderò quando ti fermerai", mentre altri vengono uccisi perché non gli viene dato nulla. In tal modo i devoti non desiderano né il paradiso né l'inferno, poiché considerano simile la natura di entrambi.

Quindi Śrīla Narottama dāsa Ṭhākura menziona: anche per le attività pie mondane, non venerare semidei o semidee. Sii fisso invece solo nell'adorare i piedi di loto del Signore Govinda, che può darti la vera felicità. Hṛṣīkeśa govinda sevā, significa che con i tuoi sensi adora solo i piedi di loto del Signore. Questo è il motivo per cui Śrīmān Mahāprabhu sta dicendo, kabhu svarge uṭhāya, kabhu narake ḍubāya: andare sia sui pianeti superiori che su quelli inferiori è considerati infausto per la jīva.

IL “MIO” RADICATO NELL’ “IO”

Sanātana chiese a Mahāprabhu,

"ke āmi", "kene āmāya jāre tāpa-traya"
ihā nāhi jāni - "kemane hita haya""

["Chi sono? Perché le tre forme di sofferenza mi danno sempre problemi? Se non lo so, come posso avere beneficio?”]

"sādhya" - "sādhana"-tattva puchite nā jāni
kṛpā kari ’saba tattva kaha ta’ āpani”

["In realtà non so come chiedere a riguardo dello scopo della vita e sul processo per ottenerlo. Sii misericordioso con me, per favore, spiegami tutte queste verità."]

(Śrī Caitanya-caritāmṛta, Madhya 20.102-103)

Śrīla Sanātana Gosvāmī chiese: “Ke āmi? - Chi sono? Sono così sciocco perché non so chi sono, ma so cos’è mio: i miei genitori, la mia ricchezza, la mia posizione, ecc."

In realtà, la concezione di "mio" è radicata nell’ "io"; una persona che non è intelligente sa "ciò che è mio" ma non sa "chi sono io." Śrīla Sanātana Gosvāmī ammise con le sue parole e azioni che questa era la sua posizione.

STABILIRE UN IDEALE

Una volta Mahāprabhu invitò Śrīla Sanātana Gosvāmī a Toṭa Gopīnātha. Invece di prendere il sentiero più facile, la strada principale, Śrīla Sanātana Gosvāmī prese il percorso più lungo, camminando a piedi nudi sulla sabbia bruciante della spiaggia sotto il sole ardente di mezzogiorno. Quando arrivò, i piedi di Srila Sanatana Gosvami stavano bruciando di vesciche ma, euforico all’idea di incontrare Mahāprabhu e onorare i suoi resti di prasādam, era ignaro della sofferenza.

Quando arrivò, Mahāprabhu notò le vesciche nei piedi di Srīla Sanātana Gosvāmī e gli chiese: "Da quale strada sei venuto?" Dopo aver ascoltato la sua risposta, Mahāprabhu chiese perché non avesse preso la strada principale che era più corta e più fresca. Allora Śrīla Sanātana Gosvāmī disse: “Prabhu, i sevaka di Jagannātha passano da quella strada. Se li avessi toccati per errore, si sarebbero contaminati e sarei stato coinvolto in un'offesa. Quindi, non ho usato quella strada."

Mahāprabhu, che era felice di vedere il sentimento di Srila Sanatana Gosvami, lo lodò dicendo: "Una personalità elevata come te conosce l'essenza di tutte le scritture ed è consapevole dei principi dell'etichetta Vaiṣṇava. Se qualcuno come te osserva e protegge l'etichetta, sicuramente altri seguiranno il tuo esempio."

In che modo questa umiltà apparve in Srīla Sanātana Gosvāmī? Più uno si associa con personalità avanzate, più sviluppa naturalmente l'umiltà. Al contrario, quando ci si associa con i neofiti, si sviluppa l'orgoglio.

COME COMPIERE IL SAT-SAṄGA?

Durante il suo viaggio verso Jagannātha Purī da Vṛndāvana, Śrīla Sanātana Gosvāmī bevve acqua inquinata e di conseguenza sviluppò una malattia chiamata kaṇḍurasā roga. Kaṇḍurasā roga è una malattia della pelle in cui si sviluppano molte piaghe pruriginose piene di pus e sangue. In realtà, il Signore aveva organizzato questo con l'intenzione di manifestare un certo passatempo.

Raggiungendo Purī, Śrīla Sanātana Gosvāmī risiedette con Śrīla Haridāsa Ṭhākura, che Mahāprabhu visitava ogni giorno. Quel giorno, quando Śrīmān Mahāprabhu arrivò, Śrīla Haridāsa Ṭhākura disse che Srīla Sanātana Gosvāmī era venuto per offrirgli omaggi.

Lieto di vedere Śrīla Sanātana Gosvāmī, Mahāprabhu andò immediatamente ad abbracciarlo. Ritirandosi velocemente, Śrīla Sanātana Gosvāmī chiese a Śrīmān Mahāprabhu di non abbracciarlo, poiché il suo corpo era coperto da molte piaghe che trasudavano sangue e pus. Ignorando la sua richiesta e abbracciandolo forzatamente, Mahaprabhu disse: “O Sanatana! Innanzitutto, sei un Vaiṣṇava; il corpo di un Vaiṣṇava è trascendentale e non può essere coperto di piaghe. Bhagavān ha messo queste piaghe sul tuo corpo per metterMi alla prova. Se non ti abbraccio, non supererò il Mio esame. Quindi sicuramente devo abbracciarti. In secondo luogo, essendo un sannyāsī, non posso nutrire tali discriminazioni."

Infelice, Śrīla Sanātana Gosvāmī contemplò: “Ero venuto qui per servire Sri Caitanya Mahāprabhu. Non solo non sono in grado di farlo, anzi, lo disturbo, costringendolo a fare il bagno dopo che il pus puzzolente delle mie piaghe ha toccato il Suo corpo trascendentale. Il Ratha-yātrā si sta avvicinando. Sarà meglio che abbandoni la mia vita sotto le ruote del carro del Signore Jagannātha.”

Sri Caitanya Mahāprabhu è sarvajña: onnisciente. Pertanto, quando Sri Caitanya Mahaprabhu andò a visitarli il giorno successivo, disse a Srila Haridāsa Ṭhākura, "O Haridāsa, per favore dimMi. Se qualcuno offre qualcosa a un'altra persona, allora ha qualche diritto su ciò che ha già dato?”

Śrīla Haridāsa Ṭhākura rispose: "No!"

Allora Sri Caitanya Mahaprabhu disse: “Allora, per favore, spiega questo principio a Sanatana. Quando l'ho incontrato a Rāmakeli, mi ha dedicato completamente la vita e il corpo. Ora il suo corpo appartiene a Me e non ha diritto su di esso. È il Mio strumento principale per eseguire molti compiti, che Io stesso non posso svolgere, specialmente a Vṛndāvana, la Mia dimora più cara. Ora Sanātana vuole distruggere la Mia proprietà! Quindi spiegagli che è illegale farlo."

Śrīla Sanātana Gosvāmī era presente durante questa conversazione. Dopo aver ascoltato Śrīmān Mahāprabhu, Śrīla Haridāsa Ṭhākura non disse nulla a Srīla Sanātana Gosvāmī. Anche se esternamente potrebbe sembrare che Srīla Sanātana Gosvāmī sia stato impropriamente attaccato al suo corpo, anche dopo essersi arreso completamente a Śrīmān Mahāprabhu e stava cercando di suicidarsi, che è un'attività nell’influenza dell'ignoranza, ancora Śrīla Haridāsa Ṭhākura ignorò questo fatto e sottolineò invece il fatto che Śrīmān Mahāprabhu lo aveva accettato del tutto.

Percependo la profonda implicazione di ciò che Śrīmān Mahāprabhu aveva detto, Śrīla Haridāsa Ṭhākura lodò con tutto il cuore Śrīla Sanātana Gosvāmī. Dopo che Śrīmān Mahāprabhu se ne andò, continuò: “O Sanātana, la tua fortuna è illimitata! Śrīmān Mahāprabhu ti ha completamente accettato nella misura in cui accetta il tuo corpo come Suo; questo è davvero un evento raro. Vuole realizzare i desideri del Suo cuore usando te come strumento a Vṛndāvana che Gli è la più cara. Quindi sei molto fortunato. Sono così sfortunato perché vengo da una famiglia Yavana (musulmana) e questo corpo non può essere usato per nessun servizio."

Invece di inorgoglirsi, Śrīla Sanātana Gosvāmī iniziò a glorificare Śrīla Haridāsa Ṭhākura dicendo: “O Haridāsa Ṭhākura! In realtà, sei molto fortunato. La missione di Śrīmān Mahāprabhu in questo mondo è di predicare le glorie dell'harināma. Invece di farlo personalmente, lo sta realizzando attraverso di te. Hai predicato le glorie dell’harināma sankirtana cantando tu stesso 300.000 nomi ogni giorno, nonché attraverso la tua condotta e predica.”

āpane ācare keha, nā kare pracāra
pracāra karena keha, nā karena ācāra
"acāra", "pracāra" - nāmera karaha dui kārya
tumi sarva-guru, tumi jagatera ārya

(Śrī Caitanya-caritāmṛta, Antya 4.102-103)

[Alcune persone si comportano correttamente, ma non predicano le glorie del canto di śrī nāma, mentre altre predicano ma non si comportano secondo i principi. In relazione al santo nome tu fai entrambe le cose, ovvero ti comporti in modo esemplare (ācāra) e predichi agli altri (pracāra). Sei il guru di tutti, perché sei il devoto più elevato in questo mondo.]

Hai liberato così tante persone attraverso l’harināma, come la prostituta Lakṣahīrā. Sei davvero il jagat-guru, il maestro spirituale di tutto il mondo, perché stai svolgendo quel servizio che è molto caro a Śrīmān Mahāprabhu. Sei la personalità più elevata (ārya) e un Vaiṣṇava nel vero senso.”

Anche se Śrīla Sanātana Gosvāmī aveva abbandonato l'idea di porre fine alla sua vita, era angosciato dal fatto che Śrīmān Mahāprabhu lo abbracciava, quindi chiese consiglio a Jagadānanda Paṇḍita su cosa fare. Jagadānanda Paṇḍita disse: “Mahāprabhu ha dato Vṛndāvana come luogo di residenza per te e tuo fratello, quindi dovresti andarci. Dopo che la tua malattia sarà guarita, puoi tornare a Purī, associarti e servire di nuovo Śrīmān Mahāprabhu.”

Śrīla Sanātana Gosvāmī fu d'accordo con questo suggerimento. Pochi giorni dopo Srīla Sanātana Gosvāmī chiese il permesso a Śrīmān Mahāprabhu di partire per Vṛndāvana e menzionò l'approvazione di Jagadānanda Paṇḍita affinché facesse lo stesso. Non appena Śrīmān Mahāprabhu lo sentì, si arrabbiò con Jagadānanda Paṇḍita.

“kālikāra baṭuyā jagā aiche garvī haila
tomā-sabāreha upadeśa karate lāgila"

(Śrī Caitanya-caritāmṛta, Antya 4.158)

["Jagā [Jagadānanda Paṇḍita] è solo un ragazzo nuovo, ma è diventato così orgoglioso che si ritiene competente a consigliare una persona come te.]

Questo Jagā è molto nuovo nelle questioni spirituali mentre tu sei un esperto ed è così orgoglioso che è pronto a darti consigli! Sei erudito quanto Bṛhaspati; così qualificato che puoi persino dare consigli a Me."

[Quando Śrīmān Mahāprabhu desiderò viaggiare da Purī a Vṛndāvana, attraversò Rāmakeli con un grande seguito. A Rāmakeli, Srila Sanatana Gosvami chiese a Śrīmān Mahāprabhu, “'yāṅra saṅge haya ei loka lakṣakoṭi, vṛṇdāvana yāibāra ei nahe paripātī - non è appropriato essere seguiti da una tale folla di migliaia di persone quando si va verso Vṛndāvana.” Viaggiare con un tale grande gruppo potrebbe indurre il governo musulmano a diventare sospettoso, causando problemi ai viaggiatori." Śrīmān Mahāprabhu accettò la richiesta di Srīla Sanātana Gosvāmī e non andò a Vṛndāvana ma tornò invece a Purī.]

Sentendo questo, Srīla Sanātana Gosvāmī non pensò: "Quello che Śrīmān Mahāprabhu dice è vero. È giusto che Jagadānanda Paṇḍita sia castigato." Invece disse: "Oggi ho visto quanto affetto hai per Jagadānanda Paṇḍita. Hai così tanta fiducia in lui che puoi castigarlo. Sai che non abbandonerà mai i Tuoi piedi di loto per quanto lo castighi."

jagadānande piyāo ātmīyatā-sudhā-rasa
more piyāo gaurava-stuti-nimba-niśindā-rasa

(Śrī Caitanya-caritāmṛta, Antya 4.163)

["Signore, stai facendo bere a Jagadānanda il nettare delle relazioni affettuose, mentre, offrendomi preghiere onorevoli, mi stai facendo bere il succo amaro del nimba e del niśindā.]

Castigandolo, gli hai fatto bere il nettare e lodandomi mi hai fatto bere il succo amaro del neem. Non sono così qualificato da essere in grado di tollerare i Tuoi castighi, perciò Mi stai lodando.”

Invece di vantarsi, Srīla Sanātana Gosvāmī vide l'affetto di Śrīmān Mahāprabhu verso Jagadānanda Paṇḍita e le buone qualità di Jagadānanda Paṇḍita.

Così Srīla Sanātana Gosvāmī ha esemplificato come eseguire il sat-saṅga attraverso le relazioni della sua vita. A meno che uno non impari a vedere, e ad apprezzare, le buone qualità negli altri, assorbendo veramente il significato di quelle buone qualità, non è possibile associarsi nel vero senso.

Jay! Śrīla Sanātana Gosvāmī Ki-jay!!

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Tradotto dal team di Bhaktiyoga.it