IN OCCASIONE DELLA DIVINA SCOMPARSA DI ŚRĪLA VṚNDĀVANA DĀSA ṬHĀKURA

DI ŚRĪ ŚRĪMAD BHAKTI VIJÑĀNA BHĀRATĪ GOSVĀMĪ MAHĀRĀJA

Oggi, 23 aprile 2025, ricorre il giorno della divina scomparsa di Śrīla Vṛndāvana dāsa Ṭhākura, l’incarnazione di Śrīla Vyasadeva nei lila di Śrī Caitanya Mahāprabhu. Di seguito, in onore a questo tithi, pubblichiamo un estratto di un bhāva anuvāda della kathā data da Śrīla Bhakti Vijñāna Bhāratī Gosvāmī Mahārāja nel tithi della sua scomparsa del 9 aprile 2010.

Nelle sue preghiere di invocazione nei tithi di apparizione e scomparsa di Śrīla Vṛndāvana dāsa Ṭhākura, Śrīla Mahārāja recitava invariabilmente i seguenti due versi dal Srī Caitanya-bhāgavata che glorificano Mahāprabhu con grande sensibilità. Quindi, prima di iniziare la kathā, diceva: "Solo con questi versi ho offerto le mie preghiere a Sri Caitanyadeva oggi."

ājānu-lambita-bhujau kanakāvadhātau,
saṅkīrtanaika-pitarau kamalāyatakṣau
visvāmbharau dvija-varau yuga-dharma pālau
vande jagat-priya-karau karuṇāvatārau

(Śrī Caitanya-bhāgavata 1.1.1)

[Offro i miei rispetti a Sri Caitanya Mahāprabhu e a Sri Nityananda Prabhu, le cui braccia si estendono fino alle ginocchia, hanno la carnagione dorata e hanno inaugurato il canto congregazionale dei santi nomi. I Loro occhi ricordano i petali di un loto, Loro mantengono tutti gli esseri viventi, Loro sono i migliori tra i brahmana, Loro sono i protettori dei principi religiosi di quest’era, Loro sono i benefattori dell'universo e Loro sono le incarnazioni più misericordiose.]

namas trikāla satyāya
jagannātha sutāya ca
sa-bhṛtyāya sa-putrāya
sa-kalatrāya te namah

(Śrī Caitanya-bhāgavata 1.1.2)

[O Signore che esisti eternamente nelle tre fasi del tempo, o figlio di Sri Jagannātha Miśra, o Signore accompagnato dai Tuoi servitori, figli e mogli, offro il mio rispettoso omaggio a Te.]

Oggi è un giorno speciale, è il giorno della scomparsa di Patita-pāvana Śrīla Vṛndāvana dāsa Ṭhākura. I giorni di apparizione e scomparsa dei Vaiṣṇava sono ugualmente significativi, perché entrambi ispirano il loro ricordo, che porta ogni fortuna agli esseri viventi.

NĀRĀYAṆĪ-SUTĀ VṚNDĀVANA DĀSA ṬHĀKURA

Tradizionalmente, le persone si identificavano con il nome del padre, tuttavia Vṛndāvana dāsa Ṭhākura, si definiva 'Nārāyaṇī-sutā', a causa del fatto che la sua connessione con Srī Caitanya-deva non avveniva attraverso suo padre, ma attraverso sua madre, Nārāyaṇī, che fu onorata da Sri Caitanya-deva quando aveva solo cinque anni. Nārāyaṇī è la figlia del fratello di Śrīvāsa Paṇḍita; risiedeva nella casa di Srivasa Paṇḍita quando Mahāprabhu iniziò a esibirsi lì nel saṅkīrtana a porte chiuse.

Dopo aver scoperto che alcuni atei invidiosi si erano lamentati con i funzionari del governo musulmano con l'intenzione di metterlo dietro le sbarre perché "scatena il caos" durante i saṅkīrtana notturni eseguiti a casa sua, Śrīvāsa divenne ansioso. Nonostante le parole rassicuranti di Mahāprabhu [che essendo il controllore supremo avrebbe potuto ispirare i responsabili nel loro cuore a non causare alcun danno a Śrīvāsa], Śrīvāsa non ne era completamente convinto. Quindi Mahāprabhu decise di fornire una prova comandando alla nipote di cinque anni di Srīvāsa, Nārāyaṇī, di piangere in kṛṣṇa-prema e lei, istantaneamente, annegò nell'estasi sopraffatta da kṛṣṇa-prema [vedendo questo avvenimento sorprendente, tutti si sentirono rassicurati]. Vṛndāvana dāsa Ṭhākura è suo figlio. Avendo perso suo padre quando era solo un bambino, risiedeva nella casa dei nonni materni insieme a sua madre.

A quei tempi, i brāhmaṇa erano abituati a seguire rigide regole e regolamenti, tuttavia Vṛndāvana dāsa Ṭhākura non si preoccupava di tali considerazioni. I brāhmaṇa avevano persino contestato Nityānanda Prabhu per aver dato la Sua misericordia a Uddhārana Datta, che apparteneva alla classe mercantile. Tuttavia nessuno osò fare obiezioni, o presentare contro argomentazioni nei confronti di Vṛndāvana dāsa Ṭhākura quando scrisse, per la misericordia di Nityānanda Prabhu, che in Kali-yuga i demoni nascevano nelle famiglie brāhmaṇa. Era davvero straordinario essere così audace in quei giorni. Oltre ad aver contribuito con i suoi propri scritti, propagò anche, senza alcuna paura, la pura dottrina delle scritture.

UNA CONSIDERAZIONE SOTTILE SU COS’È LA CATTIVA ASSOCIAZIONE

Srila Vṛndāvana dāsa Ṭhākura fu talmente privo di pregiudizi che nel suo Sri Caitanya-bhagavata non menzionò suo padre, sebbene ciò sfidasse la consuetudine sociale prevalente. Menzionò solo quei parenti che erano devoti praticanti. Ad esempio non menzionò suo nonno, mentre menzionò il fratello di suo nonno per la sua connessione con l'hari-bhakti. Fece questa considerazione: perché perdere tempo a menzionare coloro in cui l’hari-bhakti non si è ancora risvegliata? Laddove non vi è alcuna connessione con la kṛṣṇa-bhakti, esorta Vṛndāvana dāsa Ṭhākura, questa è una cattiva associazione.

Allo stesso modo, Kṛṣṇadāsa Kavirāja Gosvāmī dice:

duḥsaṅga 'kahiye —'kaitava', 'ātma-vañcanā'
kṛṣṇa, kṛṣṇa-bhakti vinu anya kāmanā

(Śrī Caitanya-caritāmṛta, Madhya-līlā 24.99)

[Imbrogliare sé stessi e imbrogliare gli altri si chiama kaitava. Associarsi con coloro che imbrogliano in questo modo si chiama duḥsaṅga, cattiva associazione. Anche coloro che desiderano cose diverse dal servizio a Kṛṣṇa sono chiamati duḥsaṅga, cattiva associazione.]

Qualsiasi desiderio non collegato a Kṛṣṇa e alla kṛṣṇa-bhakti è duḥsaṅga, cattiva associazione. Vṛndāvana Dāsa Ṭhākura incarnò questo principio per tutta la sua vita e lo esemplificò attraverso il suo precetto. Pertanto, Kavirāja Gosvāmī dice:

manuṣye racite nāre aiche grantha dhanya
vṛndāvana-dāsa-mukhe vaktā śrī-caitanya

(Śrī Caitanya-caritāmṛta, Ādi-līlā 8.39)

[L'argomento di questo libro è così sublime che sembra che Srī Caitanya Mahāprabhu abbia parlato personalmente attraverso gli scritti di Śrī Vṛndāvana dāsa Ṭhākura.]

“Questa scrittura non può essere opera di un essere umano ordinario. Queste sono le parole pronunciate da Sri Caitanya Mahāprabhu attraverso la bocca di Vṛndāvana Dāsa.”

LE GLORIE DEL ŚRĪ CAITANYA-BHĀGAVATA

Gli scritti di Srīla Vṛndāvana dāsa Ṭhākura descrivono meravigliosamente le condizioni sociali prevalenti e anche i tempi futuri. Ciò è particolarmente vero per il Sri Caitanya-bhagavata. In origine il libro di Vṛndāvana dāsa Ṭhākura si chiamava "Srī Caitanya-maṅgala", ma in seguito si scoprì che anche Locana dāsa Ṭhākura aveva chiamato il suo libro "Srī Caitanya-maṇgala". Allora Vṛndāvana dāsa Ṭhākura ribattezzò umilmente il suo lavoro ''Sri Caitanya-bhagavata'' perché era di fatto piuttosto voluminoso, mentre il "Srī Caitanya-maṅgala" era più breve.

In tutta la sua opera, Vṛndāvana dāsa Ṭhākura afferma che la sua composizione è il frutto dell'ispirazione di Nityānanda Prabhu, spiegando ulteriormente come nessuno possa conoscere la bhāgavata-tattva (la conoscenza della Verità Assoluta) a meno che Srī Nityānanda Prabhu non la riveli. Lui usava un linguaggio molto semplice e comprensibile; non complicava il contenuto includendo versi sanscriti astrusi da varie scritture. Per evitare che il suo lavoro diventasse eccessivamente voluminoso, più di quanto non lo fosse già, non approfondì i passatempi successivi di Sri Caitanya-deva, cioè dopo l'accettazione del sannyāsa. Inoltre predisse che Vyāsadeva li espanderà in futuro.

Disse: "āge vyāsa kariba varṇane" - ovvero più tardi Vyāsadeva narrerà." Quindi, il sannyāsa-līlā di Mahāprabhu è stato narrato da Śrīla Kṛṣṇadāsa Kavirāja Gosvāmī in due parti, nel Madhya e nell’Antya della Caitanya-caritāmṛta. Vṛndāvana dāsa Ṭhākura incluse le narrazioni di alcuni dei passatempi successivi in forma sintetica, mentre Kavirāja Gosvāmī elaborò molto su di essi.

Vṛndāvana dāsa Ṭhākura ha detto: 'āge vyāsa kariba varṇane' [vistāriyā varṇite āchena veda-vyāsa], il che significa che Vyāsa narrerà ulteriormente e Kavirāja Gosvāmī ha usato le stesse parole, satya kahena, - 'āge vyāsa kariba varṇane’: scrivo su quello che Vyāsa ha già narrato nel Srī Caitanya-bhāgavata.' Ha detto 'caitanya-līlāra vyāsa — vṛndāvana-dāsa - “Non ho un tale ego da pensare di poter narrare i passatempi in modo più dettagliato dei miei predecessori, ma per il mio benessere eterno e per seguire umilmente l'ordine di guru, Vaiṣṇava e Haridāsa [l'allora sevāite pūjārī del tempio di Rādhā Govinda a Vṛndāvana], che mi ha ordinato di narrare i passatempi sannyāsa di Caitanya-deva, sto solo raccontando ciò che Vṛndāvana dāsa Ṭhākura non ha descritto, per non rendere questa scrittura inutilmente voluminosa."

Pertanto, dallo studio sia del Sri Caitanya-bhāgavata che della Sri Caitanya-caritāmṛta, e per la grazia dei Vaiṣṇava, si può avere un'idea delle glorie e dei passatempi di Caitanya Mahāprabhu.

IL SUO STILE DI COMPOSIZIONE

Il segno distintivo di Srīla Vṛndāvana dāsa Ṭhākura era la composizione di molti versi [in lingua bengalese] basati su corrispondenti versi delle scritture, mettendo in evidenza la loro essenza in un modo non solo attraente ma facile da capire anche per la massa in generale.

Il famoso verso della Bhagavad-gītā (9.22) - "ananyāś cintayanto māṁ", l’ha tradotto come,

ye-ye-jana cinte more ananya haiyātāre
bhikñā deṅa muñi māthāya vahiyā

(Śrī Caitanya-bhāgavata, Antya, 5.57)

[Mi faccio carico personalmente dei bisogni di chiunque pensi a Me senza deviare.]

Ovvero: per quei devoti che Mi adorano con devozione fissa, porto personalmente sulla Mia testa quello di cui hanno bisogno e lo consegno a loro.

Un altro verso della Kaṭha Upaniṣad (1.2.23) - "nāyam ātmā pravacanena labhyo", l’ha tradotto come,

yadi tiṅho nāhi jānāyena āpanāre
tabe kāra śakti āche jānite tāṅhāre

(Śrī Caitanya-bhāgavata, Antya, 3.70)

[Chi ha il potere di conoscere il Signore se Lui non si rivela?]

Ci sono così tante altre bellissime sue traduzioni. Śrīla Prabhupāda, nel suo commentario Gauḍīya-bhāṣya al Śrī Caitanya-bhāgavata, ha citato tutti i pramāṇa śloka [i versi originali corrispondenti a versi selezionati dal Śrī Caitanya-bhāgavata] solo per illuminare le masse circa la genialità del contributo di Vṛndāvana dāsa Ṭhākura. Śrīla Vṛndāvana dāsa Ṭhākura tradusse l'essenza dei versi delle scritture in forma di quelle semplici preghiere, rifiutando tutte le diverse ideologie e stabilendo la supremazia dell'ideologia Gauḍīya in un modo facilmente comprensibile. Śrīla Prabhupāda ha dimostrato come gli scritti di Śrīla Vṛndāvana dāsa Ṭhākura erano effettivamente basati sulle scritture e non un semplice frutto della sua immaginazione. Coloro che leggono il Sri Caitanya-bhagavata e la prefazione al commentario Gauḍīya-bhāṣya capiranno tutto questo. Chiunque legga il commentario di Śrīla Prabhupāda si stupisce.

Sūrya-kānta Gosvāmī, il gosāi di Śrī Bāṅke-Bihārījī di Vṛndāvana, rimase stupito nel vedere citati così tanti riferimenti dalle scritture come prove nel Gauḍīya-bhāṣya, a indicare la profondità e la vastità dello studio delle scritture da parte di Śrīla Prabhupāda. [Aveva composto e stampato questi libri in un arco di soli 18 anni dei suoi sforzi di predica]. Sūrya-kānta Gosvāmī disse: "Come è umanamente possibile studiare e citare così tanti riferimenti?", e aggiunse che quando incontrò Srīla Prabhupāda si sentiva a confronto un semplice bambino.

Vṛndāvana dāsa Ṭhākura ha ben spiegato nel Srī Caitanya-bhāgavata l'evoluzione delle diverse dottrine filosofiche come la “viśiṣṭa-advaita-vāda”, la “dvaita-vāda” e la “bedhābedha”, fino ad arrivare all’ “acintya- bedhābedha.”

Ci sono molte evidenze nelle scritture a dimostrazione della divinità di Sri Caitanya-deva, ma pochissime sul fatto che Nityānanda Prabhu sia Baladeva. Sebbene Vṛndāvana dāsa Ṭhākura non abbia citato riferimenti scritturali che dimostrino l'identità di Nityānanda Prabhu come non diverso da Baladeva, compose molti bellissimi pāyāra (brevi versi bengalesi) che stabiliscono questa verità.

Vṛndāvana dāsa Ṭhākura spiegò tutto in modo molto accattivante. Chiarì la Nityānanda tattva, ovvero la prima espansione del Signore Supremo, con grande affetto, perché senza la Sua grazia nessuno può ottenere la grazia del Signore Supremo.

SRĪLA VRNDAVAN DĀSA ṬHĀKURA È “PATITA-PĀVANA”

Vṛndāvana dāsa Ṭhākura ha cantato abbondantemente delle glorie di Sri Nityananda Prabhu. I suoi bhajana attirarono tutti e raccomandarono l'adorazione dei piedi di loto di Sri Nityananda Prabhu.

Nityānanda Prabhu accettò tutti i tipi di ruoli per attirare varie categorie di anime condizionate ai piedi di loto del Signore Supremo. Uno dei motivi per cui ha messo in scena il passatempo di ornarsi di gioielli è stato quello di attirare i banditi. Alla fine quei banditi si rifugiarono in Nityānanda Prabhu dopo aver fallito ripetutamente nei loro tentativi di saccheggiarlo [NOTA FINALE 1]. [Questo passatempo è stato magnificamente narrato nel Srī Caitanya-bhāgavata di Śrīla Vṛndāvana dāsa Ṭhākura.]

Nityānanda Prabhu possiede così tanto affetto per tutte le anime che si prende cura di loro come i genitori si prendono cura dei loro figli, a volte anche picchiandoli per il loro bene. Qualcun altro può fare una cosa del genere?

Una volta a Shanti Niketan, assistei a un padre che picchiava suo figlio. Preso a compassione per quel bambino, offrii a suo padre dei soldi, chiedendogli di smettere di picchiarlo; solo per rendermi conto in seguito che nel picchiare il bambino, il padre mostrò più compassione di me, perché l'atto di picchiarlo fu per il bene del bambino. Il padre poi mi disse: "Mio figlio si rifiuta di studiare. Se non lo controllo ora, diventerà un pazzo come me. Diventerà un semplice lavoratore di mulino come me e dovrà sostenersi con salari quotidiani o a volte anche morire di fame." [NOTA FINALE 2]

Alla fine mi chiesi: il mio tentativo di aiutare il bambino fu un’esibizione maggiore di compassione rispetto a quella del padre che lo picchiava? Certamente no! Allora perché sono andato ad aiutare quel bambino? Perché spesso si può essere ingannati da ciò che vediamo. Questo principio è presentato da Vṛndāvana dāsa Ṭhākura - È inappropriato giudicare una cosa buona o cattiva basandosi solo su azioni esterne, senza valutare le cause nascoste.

Quanto fu grande il rischio che il padre si prese per disciplinare suo figlio per il suo bene? Allo stesso modo, Vṛndāvana dāsa Ṭhākura, discepolo diretto di Nityānanda Prabhu, canta le Sue glorie e a mani giunte implora tutti di rifugiarsi in Nityānanda Prabhu per il loro benessere eterno.

Dopo aver glorificato ampiamente Nityānanda Prabhu, Vṛndāvana dāsa Ṭhākura dice: "Se qualcuno ignora queste glorie ma invece bestemmia Nityānanda Prabhu, gli darò un calcio in testa." Esternamente parlando, tali parole possono sembrare aspre e tutt'altro che attraenti, ma a una più profonda considerazione ci si renderà conto di come implicano "adbhuta dayā" (una compassione fenomenale). Per questo Vṛndāvana dāsa Ṭhākura è indicato come "Patita-pāvana Vṛndāvana dāsa Ṭhākura" (letteralmente il liberatore dei caduti). Vṛndāvana dāsa Ṭhākura dice, “Se nonostante tutti i miei sforzi di predica, l’anima rimane priva del desiderio per il suo benessere eterno [avendo anche commesso offese contro Nityānanda Prabhu], allora la prenderò a calci in testa [quindi dandogli la polvere dei piedi].”

È detto

bhakta-pada-dhūli āra bhakta-pada-jala
bhakta-bhukta-avaśeṣa–- tina mahā-bala

(Śrī Caitanya-caritāmṛta, Antya-līlā 16.60)

[La polvere dei piedi di un devoto, l'acqua che ha lavato i piedi di un devoto e i resti di cibo lasciati da un devoto sono tre sostanze molto potenti che conferiscono forza nelle pratiche spirituali.]

Sottili coperture sul nostro cuore, sebbene esternamente invisibili, causano ostacoli che frenano il nostro progresso nel bhajana; tali ostacoli vengono distrutti da queste tre sostanze trascendentali. Ma Vṛndāvana dāsa Ṭhākura si sta assumendo questa grande responsabilità di dare la polvere dei suoi piedi sulle teste delle anime condizionate per il loro benessere eterno, proprio come Nityānanda Prabhu aveva onorato Śivānanda Sena dandogli un calcio in testa. [Questa analogia è pertinente qui per quanto riguarda la benedizione sotto forma di polvere dei piedi, tuttavia Śivānanda Sena non è un'anima condizionata. È un eterno associato del Signore.] [NOTA FINALE 3]

Così come Nityānanda Prabhu, anche Vṛndāvana dāsa Ṭhākura è molto compassionevole verso gli esseri viventi perché ottengano il loro benessere eterno in un modo o nell'altro.

Oggi è il giorno della scomparsa di Patita-pāvana Śrīla Vṛndāvana dāsa Ṭhākura. Offro i miei umili omaggi ai suoi piedi di loto e prego per la sua misericordia senza causa. Prego ai suoi piedi di loto affinché con la sua grazia possa ottenere la forza di predicare e praticare l'hari-bhakti con il suo stesso coraggio.

Vanca-Kalpa-Taru…..

Jay! Patita-pāvana Śrīla Vṛndāvana dāsa Ṭhākura ki-jay!!

[NOTA FINALE 1]

(Dalla traduzione di Bhumipati dāsa del Śrī Caitanya-Bhāgavata, Antya, 5.528-706)

Un giovane brāhmaṇa viveva a Navadvīpa, formidabile ladro e saccheggiatore. Nessuno lo superava o lo eguagliava in questo campo illecito. Era il comandante di tutti i ladri e i saccheggiatori. Era un brāhmaṇa solo di nome. In realtà, era la persona più cattiva. Non c’era pietà nel suo corpo. Non esitava a uccidere e stava sempre in compagnia di uomini assassini simili a lui. Quando questa canaglia vide gli splendidi ornamenti e le preziose collane indossate da Nityānanda Svarūpa, decise di rubarle. Nelle vesti di un amico, vagava con Nityānanda Prabhu per rubare i Suoi ornamenti. Nityānanda Prabhu, tuttavia, capì che il cosiddetto brāhmaṇa era davvero un malizioso astuto bandito.

C'era un pio brāhmaṇa chiamato Hiraṇya Paṇḍita che viveva a Navadvīpa. Era un umile devoto del Signore. Sri Nityānanda Prabhu rimase a casa di questa anima fortunata poiché la sua casa era in un luogo solitario.

Nel frattempo, il brāhmaṇa malvagio cospirò con i suoi amici. "Fratelli, perché stiamo ancora soffrendo? La dea Caṇḍi ci ha benedetti con un tesoro. Tutti i gioielli che indossa questo mendicante sono fatti di oro, perle e diamanti. Non riesco a stimare quanti milioni di rupie valgano. La dea Caṇḍi ci ha gentilmente offerto una meravigliosa opportunità: Lui ora vive nella casa solitaria di Hiraṇya Paṇḍita. Possiamo strapparGli tutti questi ornamenti in un'ora. Preparatevi con spade e scudi; ci riuniremo di notte. Stasera, invaderemo e saccheggeremo la casa di Hiraṇya Paṇḍita."

Dopo aver così pianificato, tutti i ladri tornarono alle loro case. Di notte, si riunirono nel luogo previsto. Avevano spade, coltelli e tridenti. Circondarono la casa dove alloggiava Nityānanda Prabhu. Inviarono una spia in avanscoperta per verificare la situazione della casa. Nityānanda Prabhu stava prendendo il Suo pasto e tutti i devoti cantavano i santi nomi tutt’intorno a Lui. I servitori di Nityananda erano ubriachi di kṛṣṇa-prema. Alcuni ruggirono come i leoni mentre altri gridavano a gran voce. Alcuni piangevano in estasi mentre altri battevano le mani ridendo forte. Altri ancora facevano vari rumori come hai, hai. Erano tutti ben svegli in amore estatico.

La spia tornò e informò gli altri che l’Avadhūta stava mangiando e altri erano alzati. I ladri decisero: "LasciamoLo mangiare e andare a letto. Allora invaderemo la casa. Per ora aspetteremo e guarderemo." Tutti i ladri si sedettero sotto un albero in attesa del momento giusto per saccheggiare la ricchezza di Nityananda. Uno dei ladri disse: "Prenderò i braccialetti d'oro." Un altro disse: "Prenderò la collana di perle." Altri ancora dissero: "Gli orecchini d'oro sono miei," "Prenderò la collana d'oro," "Prenderò le campane d'argento alle caviglie." In questo modo, tutti i ladri sognavano a occhi aperti.

Quella notte, per volontà di Nityānanda Prabhu, Nidrā-devī, la divinità del sonno, catturò tutti i ladri. Si addormentarono proprio dove stavano aspettando. Furono confusi dall'energia illusoria del Signore. La notte passò, ma non si svegliarono. All'alba quando i corvi iniziarono a gracchiare, finalmente i ladri si svegliarono. Quando scoprirono che era mattina, s’intristirono. Nascosero in fretta le loro armi nella foresta e andarono a fare il bagno nel Gange. Alla fine, tornando alle loro case, iniziarono a insultarsi a vicenda. Uno di loro disse all'altro: "Sei stato tu ad addormentarti per primo." L’altro rispose: "Oh, stai parlando come se fossi stato sveglio tutta la notte a guardare chi dormiva e chi era sveglio." Alla fine uno disse: "Smettete di litigare! La dea Caṇḍi ci ha gentilmente salvato dalla disgrazia."

Quindi quel brāhmaṇa peccaminoso, il capo dei ladri, disse: "Non serve a niente litigare. Per la misericordia della dea Caṇḍi, qualunque cosa sia successa è successa. Vuol dire che falliremo sempre? Penso che la dea Caṇḍi ci abbia confuso oggi poiché siamo andati senza adorarla. Quindi, andiamo ad adorare la dea Caṇḍi in modo appropriato. Dovremmo offrirle carne e vino." Discutendo in questo modo, tutti i ladri adorarono la dea Caṇḍi con carne e vino.

Il giorno successivo, i ladri si armarono nuovamente. Tutti indossavano abiti blu scuro come una banda di guerrieri. Nel cuore della notte, quando tutti dormivano profondamente, i ladri circondarono la casa del Signore. Da lontano, tuttavia, i ladri videro che molte guardie giganti circondavano la casa del Signore. Erano armate fino ai denti e cantavano sempre i nomi di Hari. Erano forti e robuste e impugnavano armi affilate. I ladri videro che una sola di quelle guardie poteva uccidere centinaia di ladri come loro in pochissimo tempo. Le guardie erano decorate con ghirlande di fiori e pasta di sandalo. Cantavano continuamente il nome di Hari. Mentre il Signore Nityānanda dormiva pacificamente in casa, queste guardie cantavano il nome di Kṛṣṇa su tutti i lati della casa.

I ladri furono colti dalla meraviglia. Rinunciando all'idea di invadere la casa, si incontrarono da una parte iniziando a discutere tra loro: "Da dove vengono queste guardie?" Uno di loro disse: "Immagino che in qualche modo Nityānanda Avadhūta sia venuto a conoscenza del nostro piano. Quindi deve aver assunto queste guardie da qualcuno."

Un altro ladro disse: "Fratelli, ho sentito spesso molte persone dire che questo Avadhūta è in realtà uno studioso istruito. Questo Avadhūta Mahāśaya è certamente un saggio. Guardate come si è protetto. Le guardie che abbiamo appena visto non sembrano essere normali esseri umani. A causa dei suoi straordinari poteri, penso che le persone lo chiamino Gosāi o Signore." Qualcun altro disse: "Oh, stai zitto! Come può essere un Gosāi quando mangia e indossa vestiti come noi?"

Quindi il peccatore brāhmaṇa, comandante dei ladri, cominciò a parlare: "Conosco la ragione di queste guardie. Molte persone spesso vengono da luoghi lontani per vedere questo avadhūta. Scommetto che qualche ospite ricco è venuto a incontrare l'avadhūta. Queste sono tutte sue guardie. Sono tutti emotivi, ecco perché cantano sempre i nomi di Hari. Anche se mantiene queste guardie, per quanto tempo può evitare la nostra ira in questo modo? Andiamo a casa oggi. Aspetteremo con calma per dieci giorni." I ladri tornarono allora a casa. Nel frattempo, Nityānanda Avadhūta si godeva pacificamente il Suo sonno.

Dopo qualche tempo, i ladri peccatori pianificarono un altro raid per rubare gli ornamenti di Nityānanda Prabhu. Ma la notte in cui decisero di irrompere nella casa del Signore fu, per volere della provvidenza, la notte più buia che si potesse immaginare. Era così buio che le persone non erano in grado di muoversi. Alla fine di questa notte nera, i ladri si armarono di armi affilate e si riunirono. Non appena si avvicinarono alla casa del Signore, improvvisamente divennero ciechi e non riuscirono a vedere più nulla. Questa improvvisa cecità scioccò così tanto i ladri che le loro menti, l'intelligenza e le arie vitali quasi smisero di funzionare.

Uno cadde in un fosso che era pieno di zanzare, sanguisughe e tafani. Un altro cadde nella fossa dove le persone si lavano le mani dopo aver mangiato, dove c’erano scorpioni e insetti che lo morsero. Un altro ladro cadde su un mucchio di spine. Soffriva così tanto della puntura delle spine che non poteva muoversi. Un altro cadde in una fossa e si ruppe le mani e le gambe. Ad alcuni ladri venne una febbre molto alta. Erano tutti totalmente confusi.

A quel punto, Indra, il re dei cieli, con gioia fece cadere una pioggia torrenziale, una tempesta. Prima i ladri furono torturati dai morsi delle sanguisughe e degli insetti, mentre ora soffrivano tutti per la grandinata. Non morirono, ma galleggiavano nell'oceano delle miserie. La forza del vento selvaggio, la forte grandine e il tuono li rendevano incoscienti. La pioggia intensa l’inzuppò completamente; sentendo un freddo estremo, rabbrividirono in modo incontrollabile. Giacevano soffrendo ciecamente. Poiché i ladri erano andati per saccheggiare Nityānanda Prabhu, Indra, il re dei cieli, li torturò con rabbia molto severamente.

Alla fine, il peccatore brāhmaṇa, capo dei ladri, ebbe un improvviso cambiamento di cuore. Cominciò a pensare: "Nityānanda non è un uomo normale. Deve essere Dio. Ciò che la gente dice è vero. Il primo giorno ci ha confusi facendoci addormentare. Eppure, per la Sua energia illusoria, non siamo riusciti a capire nulla. La volta successiva mostrò la Sua abilità manifestando molte meravigliose guardie, eppure ancora non mi rendevo conto della Sua grandezza. L'agonia di cui stiamo soffrendo è giusta per un peccatore come me; ho osato rubare al Signore! Chi può salvarmi adesso? Non c'è alternativa che arrendersi a questo Nityānanda Avadhūta." Pensando in questo modo, il brāhmaṇa si rifugiò ai piedi di loto di Nityānanda Prabhu con totale attenzione.

Ricordare i piedi di loto del Signore libera da tutti i pericoli. Prendere rifugio in questi piedi di loto da sollievo istantaneamente anche a un delinquente molto grave. Quando tutti i ladri iniziarono a pensare in questo modo, riguadagnarono la vista. Ricordando Nityānanda Svarūpa, i ladri ottennero sollievo dalla pioggia e dalla tempesta. Dopo aver sofferto sull'orlo della morte, i ladri ritrovarono subito la strada e tornarono a casa. Quindi andarono tutti a fare il bagno nel Gange.

Il capo dei ladri brāhmaṇa, piangendo, si precipitò a rifugiarsi ai piedi di loto di Nityānanda Prabhu. Nityānanda, il Signore dell'universo, era seduto nella Sua stanza guardando misericordiosamente i Suoi devoti, che cantavano tutti i nomi di Hari. Il Signore, gioiello tra gli avadhūta, gridava ad alta voce in estasi. Quando il capo dei ladri arrivò, alzò le mani e gridò: "Per favore, salvami!" e offrì omaggi rispettosi. I peli del corpo erano dritti, lacrime d'amore iniziarono a scorrere e cominciò a tremare. Il brāhmaṇa pianse forte ed entrò in uno stato di estasi, fondendosi nell'oceano della felicità. Vedendo il potere di Nityānanda Svarūpa, fu stupito e ballò gioiosamente. Alzò le mani e ripetutamente disse: "O mio caro Signore Nityananda, sei il salvatore dei caduti!"

Quando tutti videro il comportamento del brāhmaṇa, furono colpiti dalla meraviglia. Iniziarono a discutere sul perché questo ladro si stesse comportando così. Qualcuno disse: "Deve essere che sta fingendo con un piano per rubare quando ne ha la possibilità." Un altro disse: "Poiché il Signore Nityananda è il salvatore delle anime cadute, il suo cuore deve essere stato cambiato dalla misericordia del Signore." Vedendo il meraviglioso cambiamento nel brāhmaṇa, Nityānanda Prabhu gli chiese sorridendo: "O brāhmaṇa, per favore, dimmi cosa vuoi? Sono molto sorpreso di vedere le tue meravigliose qualità. Per favore, dimmi tutto sulle glorie di Kṛṣṇa che hai visto e sentito. Parla liberamente, senza preoccupazioni."

Udendo le parole del Signore, il pio brāhmaṇa non fu in grado di pronunciare una parola. Piuttosto, cominciò a piangere. Cominciò a rotolare per terra per tutto il cortile, mentre rideva, piangeva e danzava a modo e sentimento suo. Alla fine, il brāhmaṇa si calmò e narrò l'intera storia al Signore. "O Signore, vivo a Navadvīpa. Sono un brāhmaṇa solo di nome. Il mio comportamento è peggiore di quello di un cacciatore o mangiatore di cani. O Signore, sono sempre in compagnia di ladri per rubare e saccheggiare. Non faccio altro che violenza agli altri. Tutti a Navadvīpa, vedendomi, tremano immediatamente. Non c'è peccato che non abbia commesso. Vedendo i Tuoi preziosi ornamenti, volevo rubarli. Un giorno, mi sono armato e sono venuto con altri ladri per rubare le Tue ricchezze. Ma quel giorno mi hai confuso con il sonno, ma per la Tua energia illusoria, non sono stato in grado di riconoscerTi.

"Un altro giorno, dopo aver adorato la dea Caṇḍi, sono venuto a casa Tua con spade, coltelli e tridenti. Ma, con mia sorpresa, ho visto una cosa meravigliosa. Molte guardie giganti circondavano la Tua casa. Ognuna appariva come un elefante ubriaco. Erano ornate con ghirlande di fiori pendenti fino alle ginocchia. Cantavano costantemente i nomi di Hari mentre Tu dormivi dentro beatamente. O Signore, ero così peccaminoso che non riuscivo a capire le Tue glorie. Quella notte tornammo a casa pensando che Tu avessi assunto alcune guardie per la Tua sicurezza. Dopo alcuni giorni, ieri siamo tornati, ma non appena ci siamo avvicinati a casa Tua, abbiamo perso la vista e siamo caduti. Abbiamo sofferto delle punture delle spine, dei morsi delle sanguisughe e degli insetti e siamo stati pestati da una grandinata. Eravamo troppo disturbati per muoverci. Dopo che Yamarāja ci ha così torturato, finalmente abbiamo ottenuto la pura devozione per i Tuoi piedi di loto. Per la Tua misericordia senza causa, ora possiamo ricordare i Tuoi piedi di loto senza deviare.

"È solo per la Tua misericordia che abbiamo riacquistato la vista. O Signore, sei davvero il salvatore dei caduti. Ci hai salvato da ulteriori miserie per la Tua misericordia. Questa è la gloria di ricordarTi. O Nityānanda, O Śrī Bāla-gopāla, per favore, proteggimi. Sei solo Tu a mantenere tutti gli esseri. Dicono che anche se una persona cade pesantemente a terra, Madre Terra è di nuovo gentile con lui. Allo stesso modo, anche se si commettono offese ai Tuoi piedi di loto, alla fine si viene salvati da ogni miseria dal Tuo ricordo. O Signore, Tu perdoni tutte le offese e mostri misericordia alle anime cadute. Sono il più peccatore poiché uccido brahmana e mucche. Non troverai nessuno più offensivo di me. Anche il più peccatore, se si rifugia ai Tuoi piedi di loto, Tu lo libererai senza dubbio. Proteggi le vite di tutti gli esseri fin dalla loro nascita. Sei il liberatore finale di tutti. Chiunque Ti ricordi è liberato dall'ignoranza. Tale persona facilmente torna a Dio."

Il brāhmaṇa pregò Nityānanda Prabhu, piangendo a voce alta. Tale è il passatempo dell’Avadhūta. Udendo le preghiere del brāhmaṇa, tutti furono colpiti dalla meraviglia e gli offrirono rispetto. Il brāhmaṇa disse: "O Signore, ora mi congedo da Te per sempre. Non voglio più conservare questo corpo. Dato che sono stato invidioso di Te, come espiazione dovrei porre fine alla mia vita saltando nel Gange. Sentendo le veritiere parole del brāhmaṇa, il Signore e tutti i devoti furono molto contenti.

Il Signore disse: "O brahmana, sei davvero fortunato. Sei un fedele devoto di Kṛṣṇa vita dopo vita. Altrimenti, perché Ti avrebbe concesso questa misericordia? Chi può sperimentare un'influenza così meravigliosa se non un devoto? Il Signore Śrī Gaurāṅga si è incarnato per liberare tutte le anime cadute. Non ci sono dubbi. Ascolta, o brāhmaṇa, prenderò tutte le tue reazioni peccaminose, ma non devi peccare di nuovo. D'ora in poi non rubare, saccheggiare o fare violenza a nessuno. Conduci una vita pia cantando sempre i santi nomi di Hari. Sarai quindi in grado di liberare gli altri. Riunisci tutti i ladri e i saccheggiatori e predica loro di condurre una vita pia."

Il Signore Nityānanda si tolse quindi la ghirlanda e la mise con gioia sul brāhmaṇa. Tutti cantarono a gran voce: "Jaya! Jaya!" Così il Signore liberò il brāhmaṇa. Afferrando i piedi di Nityānanda Prabhu, e con voce vacillante, cominciò a pregare: "O mio Signore Nityānanda, salvatore dei caduti! Per favore, dai a questo peccatore rifugio ai Tuoi piedi di loto. Ho osato invidiarti. Sono così peccaminoso; quale sarà il mio destino?" L'oceano di misericordia, il Signore Nityānanda, mise i Suoi piedi di loto sulla testa del brāhmaṇa. Avere i misericordiosi piedi di loto di Nityananda sulla testa annullò tutte le sue offese.

Più tardi, questo brāhmaṇa convinse molti ladri e saccheggiatori a rifugiarsi ai piedi di loto di Srī Gaurāṅga. Loro abbandonarono tutti i peccati come il furto, il saccheggio e la violenza. Cominciarono a comportarsi come persone sante. Tutti loro cantavano i nomi di Hari milioni di volte. Divennero esperti nella viṣṇu-bhakti e impazzirono in prema, cantando sempre le glorie di Kṛṣṇa. Tale fu la misericordia senza causa del Signore Nityānanda.

In altre incarnazioni, il Signore non dette tale prema. Ma il Signore Nityānanda convinse tutti ad abbracciare la coscienza di Kṛṣṇa. Li aiutò a raggiungere i piedi di loto del Signore Gaurāṅga. Il brāhmaṇa, che un tempo respingeva Nityānanda Svarūpa, ora predicava ai suoi amici ladri e saccheggiatori di accettare Nityānanda. I sintomi di prema, come lacrime, brividi e il rizzarsi dei peli del corpo, che sono ardentemente desiderati dai grandi yogi mistici, furono facilmente raggiunti da ladri e saccheggiatori comuni. Questa è l’esibizione della meravigliosa potenza di Nityānanda Svarūpa. O fratelli, per favore, adorate i piedi di loto di Nityananda. Solo con la Sua misericordia si possono raggiungere i piedi di loto di Gaurāṅga.

Chiunque ascolti della misericordia del Signore Nityānanda, otterrà senza dubbio l'associazione di Gauracandra. Chi ascolta con attenzione della liberazione di questi ladri incontrerà sicuramente Nityānanda e Śrī Gaurāṅga.

[NOTA FINALE 2]

(Estratto dall’articolo - "The Roots of My Devotional Creeper" – Le radici del mio rampicante devozionale)

Mentre aspettavamo, vidi che proprio di fronte a un negozio di tè c'era un uomo che aveva legato le mani di un bambino a un albero e lo picchiava con un visūtī [un tipo di bastone che lascia un livido ardente per circa due giorni se usato come arma]. Supposi che l'uomo fosse il proprietario del negozio di tè e che probabilmente il ragazzo lavorasse per lui. Forse il ragazzo aveva rotto alcuni bicchieri, o forse aveva rubato qualcosa, com’è nella natura dei giovani ragazzi. In ogni caso, l'uomo stava picchiando il ragazzo così severamente che non potei tollerarlo. Scesi dal rikśaw e mi diressi verso di loro. Da lontano e con Srī Lokanātha Prabhu due passi dietro di me, chiesi minacciosamente all'uomo che smettesse di picchiare il bambino.

L'uomo smise di picchiare il bambino, mi guardò, si avvicinò un po' a noi e offrì praṇāma a Sri Lokanātha Prabhu e a me stesso. Vedendo questo, capii che doveva essere un uomo ragionevolmente virtuoso. Gli dissi: “Guarda, se questo bambino ti ha in qualche modo fatto del male o ti ha rubato qualcosa, ti rimborserò per la tua perdita. Ma Dio mio, lascialo andare. Solo un selvaggio picchierebbe un bambino così duramente."

Sebbene lo avessi accusato con rabbia di essere un bruto, l'uomo rimase calmo e raccolto. "Mahārāja", disse, "questo bambino è mio figlio." Non appena lo disse, sentii come se la terra sprofondasse sotto di me. In effetti, stavo volando nel cielo della mia stessa speculazione, fino a quando le sue parole non mi hanno immediatamente riportato a terra. Ero sconcertato. "Perché sta picchiando suo figlio in questo modo?" pensai.

L'uomo spiegò: “Questo negozio non è mio, Mahārāja. Lavoro come operaio nel mulino di riso. Vedi, sia io che mia moglie siamo analfabeti, ma vogliamo disperatamente che nostro figlio impari a leggere e scrivere. Vogliamo che faccia qualcosa per se stesso. Dopo aver chiesto molte volte al mio capo al mulino di usare la sua influenza in qualche modo, mio figlio è stato ammesso in una buona scuola.

"Non abbiamo molti soldi e le nostre vite sono piene di difficoltà. Lavoro molte ore al mulino per provvedere alla nostra famiglia. Ho solo un giorno libero a settimana e non so nemmeno quando sarà quel giorno. A causa delle mie molte ore di lavoro, non ho molto tempo per controllare le attività scolastiche di mio figlio. Mia moglie ricama i vestiti giorno e notte per pagare le spese per l’istruzione di nostro figlio, ma lui non vuole fare altro che giocare a gullī-ḍaṅḍā [un gioco in cui un piccolo piolo di legno affusolato (gullī) viene lanciato e colpito con un bastone (daṇḍa)]. Gli abbiamo spiegato con affetto la nostra situazione, ma non ne è venuto fuori nulla. Ieri, il suo tutor ci ha detto: "A questo ritmo, tuo figlio fallirà sicuramente. Non posso più insegnargli, perché le persone mi denigreranno se uno dei miei studenti fallisce.""

A questo punto, l'uomo cominciò a piangere mentre parlava. "Se non faccio nulla, se non lo castigo, diventerà analfabeta come me e sarà costretto a vivere la vita di un semplice lavoratore. In tal caso, dovrà sopportare grandi difficoltà e morirà di fame se non è abbastanza fortunato da trovare lavoro. Mi spezza il cuore, Mahārāja, ma sono costretto a picchiarlo. Non so cos'altro fare."

Mi vergognai completamente. Volevo salvare il bambino, ma da quale male? La punizione di suo padre non era né inutile né eccessiva. Capii che la mia connessione con il bambino era fugace e sentimentale, mentre il padre del ragazzo possedeva sincero affetto per lui. Anche se esternamente sembrava che fossi preoccupato per il benessere del bambino, era suo padre che aveva veramente a cuore il suo bene.

Coloro che erano nelle vicinanze dissero: "È bello che Mahārāja abbia salvato quel bambino, altrimenti suo padre lo avrebbe ucciso!" Mi venne in mente che questa era la prospettiva di uno sthūla-darśī, uno che vede solo le circostanze esterne. Un sūkṣma-darśī, colui che riconosce e comprende gli aspetti sottili di una determinata situazione, non direbbe mai una cosa del genere in questa situazione.

Vergognandomi, sono tornato in silenzio al rikśaw. Durante l'incidente, la madre del bambino rimase tranquillamente in piedi a una certa distanza. Mi resi conto che doveva aver portato suo figlio al mulino in modo che il padre del ragazzo potesse affrontare la sua apatia per la scuola. Guardò il pestaggio in silenzio, e stava aspettando pazientemente di applicare lo sterco di mucca sulle ferite di suo figlio per ridurre la sensazione di bruciore che sicuramente avrebbe provato. Com'è meraviglioso l'amore in cui viene applicato l'unguento dopo aver incontrato un pestaggio!

Abbiamo preso il nostro riso e ce ne siamo andati, ma questo piccolo incidente ha lasciato una grande impressione nel mio cuore. Quando ripenso a questa storia, molte realizzazioni confidenziali appaiono nel mio cuore, una dopo l'altra. Ricordo come Srī Mahāprabhu fu pronto a punire Jagāī e Mādhāi con il Suo Sudarśana-cakra e Nityānanda Prabhu li salvò; ricordo come Śrī Jagannātha Miśra fu pronto a picchiare il giovane Nimāī, e il tairthika-brāhmaṇa salvò Nimāī; e ricordo come Bhagavān punisce le anime condizionate tenendole in questo mondo materiale, e Srī Prahlāda Mahārāja e Śrī Vāsudeva Datta si offrirono di sacrificarsi per la liberazione di tutte loro.

In realtà, l'affetto non implica solo piacevolezza; anche castigare un bambino rientra nella categoria dell'affetto. Quel giorno conclusi che l'affetto in se e per se è solo il cinquanta per cento dell'amore, mentre l'affetto con il castigo è amore al cento per cento.

[NOTA FINALE 3]

(Estratto dalla stessa lezione di cui sopra, tenuta da Srila Maharaja il 10 aprile 2010)

Ogni anno Śivānanda Sena organizzava che tutti i devoti si recassero a Jagannātha Purī per stare con Srī Caitanya-deva. Un giorno ci fu un ritardo a causa del pagamento di alcune tasse. Di conseguenza, Nityānanda Prabhu, esibì una grande rabbia e disse, "Śivānanda è in ritardo a organizzare alloggi e cibo per i pellegrini. Possano i suoi tre figli morire!" Quell'anno lo accompagnavano sua moglie, tre figli e suo nipote. Quell'affermazione raggiunse le orecchie della moglie di Sivānanda.

Più tardi quando Śivānanda Sena arrivò, toccò i piedi di loto di Nityānanda Prabhu e pregò: "Prabhu, mi scuso per essere stato un po' in ritardo. Ora, per favore, accetta l'alloggio che Ti ho organizzato." A quel punto Nityānanda Prabhu gli diede un calcio in testa. Śrīkānta, nipote di Śivānanda, che fu anche testimone, lo trovò intollerabile e ingiusto e, per frustrazione, lasciò il gruppo e partì da solo per Jagannātha Purī davanti a tutti gli altri. Pensò: "Mio zio sta servendo così diligentemente, ma invece di essere lodato, viene maledetto e preso a calci in testa mentre offre omaggi? Questo è completamente ingiusto!'

Dopo aver raggiunto Purì, offrì omaggi prostrati a Sri Caitanya-deva mentre indossava ancora il suo indumento superiore. Dopo aver notato questo, mentre Govinda lo stava spingendo a togliersi la veste superiore prima di offrire omaggi per essere in linea con l'etichetta corretta, Sri Caitanya-deva lo fermò, dicendo che Srīkānta era arrivato con un cuore infelice. Sentendo queste parole, Śrīkānta si vergognò e si stupì, chiedendosi come Mahāprabhu potesse valutare il suo stato mentale, appena arrivato.

Di ritorno dal gruppo viaggiante, dopo aver soddisfatto tutti, quando Śivānanda Sena tornò a riposare, sua moglie con le lacrime agli occhi esclamò: 'putre śāpa dichena gosāñï - gosāi ha maledetto i nostri tre figli a morire!' Kṛṣṇadāsa Kavirāja ha riportato la sua affermazione alla lettera, nello stesso modo colloquiale in cui l'aveva pronunciata. Questa è la sua specialità. Mantenne anche il termine esatto, "peṭāṅgi utāra", che Govinda aveva detto a Śrīkānta. La parola "peṭāṅgi" si riferisce al capo superiore. Questa peculiarità rende le sue descrizioni / narrazioni molto belle.

Śivānanda disse: "O donna pazza, perché piangi per l'osservazione di Nityānanda Prabhu? Lascia che i nostri tre figli muoiano!" Śivānanda Sena disse questo, perché era pienamente consapevole della gloria di Nityānanda Prabhu; capiva la Sua compassione in un modo che sua moglie non poteva. Ad esempio, a volte una madre può rivolgersi a suo figlio dicendo "E’ meglio che tu muoia!" e non provare alcun rimorso per questo. Tuttavia, se qualcun altro dicesse lo stesso a suo figlio, sarebbe pronta a combattere. Perché? Perché sebbene le parole pronunciate da entrambe le parti siano uguali, la madre sente che il suo dire "E’ meglio che tu muoia" in realtà prolungherà la vita di suo figlio; mentre le stesse parole pronunciate da qualcun altro la diminuiranno. Sebbene le parole siano identiche, esiste un'enorme differenza tra le emozioni sottostanti con cui sono state pronunciate.

Allo stesso modo, nell'hari-bhakti, viene data importanza al sentimento o alla coscienza (bhāva) e non alle parole. Quindi quando Nityānanda Prabhu in realtà benedisse Śivānanda Sena sotto forma di maledizione, quella benedizione raggiunse Caitanya-deva senza che fossero pronunciate parole. Di conseguenza, disse a Govinda: "Fintanto che Śivānanda Sena, sua moglie e i suoi figli rimangono qui, da loro i Miei resti." La benedizione di aver ricevuto la potente polvere dei piedi di Nityānanda, mascherata da un calcio in testa, conferì a Śivānanda Sena e alla sua famiglia l'ammissibilità a ricevere i resti di Mahāprabhu.

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Tradotto dal team di Bhaktiyoga.it